Il vignettista e intellettuale
Il ritratto di Sergio Staino, umorista raffinato e attento osservatore. Il suo Bobo pieno di dubbi sul mondo che cambia
Di fatto, Staino era Bobo e Bobo, anche ‘fisicamente’ era un po’ Staino: un iscritto al partito, sovrappeso e barbuto, con mille dubbi e incertezze di fronte a un mondo che intorno a lui è cambiato tante volte e che continua a mutare a velocità crescente.
È morto a 83 anni a Firenze, al termine di una lunga malattia, Sergio Staino. Era nato a Scandicci e della Toscana incarnava l’ironia graffiante e l’umorismo raffinato. Definirlo semplicemente «disegnatore satirico» non renderebbe giustizia alla figura di un attento osservatore della politica e della società degli ultimi sessant’anni. Direttore per un breve periodo de L’Unità, di cui era stato vignettista per oltre due decenni, aveva disegnato per Linus e poi inventato e diretto Tango, diventato Cuore: gli inserti settimanali de L’Unità furono alla fine degli anni Ottanta il punto di riferimento della satira in Italia. Aveva combattuto negli ultimi tempi anche contro un principio di cecità che gli complicò, sfocandole, le immagini senza impedirgli di rimanere attivo, al suo tavolo da disegno.
Fieramente comunista, nel 1991 riconobbe il valore della ‘Svolta’ di Achille Occhetto e aderì al Pds, poi al Pd. Aveva preso anche la tessera radicale. Dichiaratamente riformista, manifestò la sua stima per la leadership di Matteo Renzi e dedicò numerose bordate, nelle sue vignette, alla vecchia sinistra incapace di rinnovarsi.
«Sergio Staino che con il suo pensiero critico ci ha aiutato a riconoscere i nostri difetti. Facendoci sorridere, ci spingeva a cambiare», ha detto di lui Paolo Gentiloni. Il commissario europeo si è dedicato a lungo alla comunicazione ed aveva intrecciato un’amicizia con Staino. Anche Matteo Renzi si unisce al cordoglio, con un post sui social: «La morte di Sergio Staino mi riempie il cuore di tristezza. Sergio è stato spesso un feroce critico e allo stesso tempo un affettuoso fratello maggiore. Ma per me è sempre stato soprattutto una persona vera con cui confrontarsi e discutere. Il mio messaggio di condoglianze più affettuoso a Bruna, ai figli Michele e Ilaria, a tutti quelli che gli hanno voluto bene». Anche Teresa Bellanova, che lo conosceva da lungo tempo, oggi lo ricorda: «Caro Sergio, ci siamo voluti bene. Mi mancheranno i complimenti affettuosi e le tue critiche severe ».
Fulvio Abbate, intellettuale scomodo e irrequieto della sinistra, lo ritrae così per Il Riformista: «Staino con Bobo ha rappresentato anche fuori tempo massimo una maschera politica che non esisteva più, ossia il militante comunista disposto anche a friggere le braciole. Di lui va ricordato Tango con spirito dissacrante e indisciplinato. Il pensiero va alla vignetta che prendeva in giro l’allora segretario del Pci, Alessandro Natta. Era molto amico del disegnatore francese Volinsky, come me. Rimase sotto choc per gli attentati a Charlie Hebdo in cui Volinsky perse la vita. Sembra che il suo personaggio Bobo in realtà esista davvero e che sia stato ispirato dalle fattezze di un artista di Reggio Emilia, Gianni Carino. Grafico e disegnatore di grande talento, amico di Staino».
Per altri a ispirare il ritratto di Bobo, il militante arrabbiato, bonario e disilluso, era stato invece il regista e cantautore romano Paolo Pietrangeli, scomparso due anni fa. Di fatto, Staino era Bobo e Bobo, anche ‘fisicamente’ era un po’ Staino: un iscritto al partito, sovrappeso e barbuto, con mille dubbi e incertezze di fronte a un mondo che intorno a lui è cambiato tante volte e che continua a mutare a velocità crescente. A proposito di Staino e del suo Bobo, scrisse Umberto Eco: «Molti lettori diranno ‘Bobo sei tutti noi’, altri proveranno rispetto per questo idealista che tenta sempre di risalire al suo paradiso disabitato, sicuro che se un giorno lui vi risalisse quello sarebbe un paradiso almeno terrestre. In ogni caso il messaggio di Bobo è: abbiate il coraggio di dirvi disperati, abbiate l’orgoglio testardo di essere dei perdenti. La vittoria non è un fine ma solo un doloroso e onesto stato d’animo».
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