Due conferme, qualche compensazione e un po’ di fumo condito da una comunicazione forte: è la nuova manovra del governo guidato da Giorgia Meloni. Una serie di provvedimenti che si sostanzia in movimenti per 30 miliardi di euro, che ora passano al vaglio dell’Unione europea e del Parlamento italiano per essere licenziata entro il 31 dicembre. Un intervento complesso senza molti slanci che cerca di accontentare tutti gli “azionisti” dell’esecutivo, in particolare Lega e Forza Italia, ma che di concreto non mette nulla nel piatto per risolvere i problemi atavici del paese. Per quanto riguarda le conferme, il governo rende strutturali il taglio del cuneo fiscale e la riorganizzazione delle aliquote Irpef. Nulla di nuovo, dunque, per chi ne ha usufruito già lo scorso anno.

Semmai il nodo è nelle coperture. Dei 30 miliardi, al momento in cui scriviamo, almeno un terzo dovrà essere trovato con nuovo debito: tra i 9 e i 10 miliardi. Le correzioni di Bilancio, tanto raccomandate dalla Commissione Ue, inizieranno a fine 2025. E qui si gioca la partita più importante del duo Giorgetti-Meloni: convincere Bruxelles della validità della manovra e della sostenibilità nei prossimi 7 anni.

Detrazioni e tagli: il quoziente familiare

Una novità di rilievo riguarda le detrazioni, cioè quelle spese che si possono portare a riduzione della propria dichiarazione dei redditi. Si introduce una sorta di “quoziente familiare” grazie al quale i nuclei più numerosi avranno maggiori vantaggi dei single o delle famiglie con meno figli. Un provvedimento a somma zero per lo Stato: se aumentano per alcuni, infatti, le detrazioni diminuiscono per altri.

Criptovalute, ritenuta quasi raddoppiata

Il ministero dell’Economia, poi, decide di fare cassa sulle plusvalenze da criptovalute: la ritenuta sale dal 26% al 42%. Una vera e propria stangata. Attenuato, almeno al momento, il riallineamento delle accise sui carburanti. Quelle per il diesel saliranno di pochi centesimi l’anno per i prossimi cinque anni, mentre di egual misura si ridurranno quelle per la benzina.

Viene introdotta una “Carta per i nuovi nati” che riconosce 1.000 euro ai genitori entro la soglia Isee di 40mila euro per far fronte alle numerose prime spese per ogni nuovo nato. Si rafforza anche il bonus asili e l’assegno unico esce fuori dal calcolo dell’Isee. Provvedimenti che avranno un enorme peso sulle spalle della collettività, vista la generosità delle condizioni per potervi accedere. Confermati, inoltre, i provvedimenti per favorire le assunzioni nel Mezzogiorno. In questo caso, però, manca ancora la quantificazione dello stanziamento.

Contributo delle banche, il prestito da restituire 

Suscita un forte dibattito il “contributo” richiesto alle banche e, in minima parte, alle assicurazioni. Secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, “si tratta di veri e propri sacrifici” che consentiranno allo Stato di incassare circa 3,5 miliardi di euro. Stando alle notizie che circolano, però, il “contributo” in realtà non è che un’anticipazione di cassa che gli istituti di credito farebbero per le imposte future. Il governo ottiene una sorta di prestito da restituire poi nel biennio 2027-2029 senza alcun tasso di interesse.

Se è vero che in economia non esistono gli “extraprofitti”, è pur vero che una parte della maggioranza (la Lega per inciso) aveva fatto una battaglia per un’imposizione più severa per le banche che – anche quest’anno – scampano il pericolo e aiutano il sistema facendo ciò per cui sono state create: prestare soldi. Solo che questa volta li prestano all’esecutivo. Il provvedimento pare non scontentare nemmeno chi era fortemente contrario alla tassazione delle banche, cioè Forza Italia. Esso infatti è stato varato con il beneplacito dell’Abi, Associazione bancaria italiana. Tutti contenti? Sì, se ci fosse il coraggio di comunicare il provvedimento per quello che è: un prestito, né un sacrificio, né un tributo.

Coperture

Le altre coperture arriveranno dal taglio delle spese dei ministeri quantificato nel 5% del budget di ciascun dicastero, dalla riorganizzazione delle detrazioni, dalle varie accise e dall’aumento della ritenuta sulle plusvalenze delle criptovalute. A questo si aggiunge anche l’extra gettito fiscale che si sta generando nel corso del 2024 più un ricorso al debito per circa 9 miliardi di euro.

Una manovra all’italiana: si posticipano gli impegni sul debito pubblico come se i nodi al pettine non dovessero arrivare mai. Eppure la valutazione delle agenzie di rating è dietro l’angolo. E per loro non bastano i post sui social.

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