L'analisi
Il segreto del successo di Giuseppe Conte, premier senza opposizione e partito
Giuseppe Conte è uno dei Presidenti del Consiglio più popolari in Italia dal dopoguerra ad oggi. Il suo livello di consenso è pari al 64% (dopo avere raggiunto il 71% a marzo) secondo Demos e al 66% secondo Ipsos. Malgrado tutti gli istituti di ricerca registrino un calo negli ultimi giorni, rimane sempre un valore molto alto, che riguarda circa due italiani su tre. Si tratta di un indubbio successo personale, dimostrato dal fatto che i giudizi positivi per Conte sono superiori a quelli, comunque alti, espressi per il Governo che presiede (58-60%). Tutta questa popolarità (molto più alta rispetto a leader di altri paesi, per esempio la Francia, in cui peraltro sono stati applicate misure per molti versi simili all’Italia) è favorita da una serie di motivi. Tra gli altri:
1) L’attenuarsi del senso di appartenenza alle singole forze politiche. Di fronte all’emergenza Covid 19, le tradizionali dispute tra partiti sembrano essere state messe da parte. Ad esempio, fino a pochi mesi fa, un dibattito sull’abolizione della prescrizione sembrava essere sul punto di far cadere il Governo. Oggi nessuno ne parla più, né nell’ambito dei politici a Roma, né sui media, né tra la popolazione. Tutto si è dissolto a seguito della crisi sanitaria e della paura che ne è conseguita. Questa assenza di conflitto favorisce la possibilità di far confluire la propria fiducia al capo del Governo, che infatti riceve consensi anche da molti che pure dichiarano nei sondaggi l’intenzione di votare per i partiti di opposizione. Favorito in ciò dal non essere specifica espressione di nessun partito e dal cercare di rappresentare la “voce della nazione” (o “l’avvocato del popolo”, come lui stesso si è definito).
2) L’assenza di “voce” da parte dei partiti, sia di Governo, sia di opposizione. Questi non comunicano più (o comunque lo fanno assai meno di un tempo) né a favore né contro i provvedimenti presi dal Governo, lasciando tutto lo spazio mediatico allo stesso Conte (che ne approfitta ampiamente). I talk show televisivi (molto più seguiti in questo periodo) sono incentrati sul dibattito tra scienziati sul virus (o, talvolta, pseudo tali) più che su quello tra politici. Gli stessi Cinque Stelle, che per anni sono stati i più “rumorosi” nello scenario politico italiano, sembrano oggi molto silenziosi, impegnati a godere dei loro privilegi governativi, ma, al tempo stesso dilaniati dai conflitti interni e terrorizzati da nuove elezioni che li vedrebbero subire un dimezzamento dei voti. Dall’altra parte anche la Lega appare impaurita nell’attaccare il governo per non sembrare “disfattista” nella lotta contro il virus. E l’impossibilità di organizzare grandi adunate di popolo (di cui erano specialisti e che avevano un grande effetto mediatico) li danneggia non poco. Il risultato è che lo stesso Conte, ancor più del suo Governo, appare il centro della comunicazione.
3) Lo stile comunicativo di Conte. Anziché una comunicazione diretta e chiara, magari corredata di dati puntuali (come fanno ad esempio Macron e, ancora di più la signora Merkel), il Presidente del Consiglio italiano adotta uno stile da un verso familiare e dall’altro “avvolgente” e “rassicurante”, facendo intendere: “Io faccio del mio meglio per voi” o “dipendo dagli scienziati, ma curo i vostri interessi” o “stiamo tutti uniti”. Uno stile che sembra avere conquistato gli italiani.
4) L’occupazione dei media. Conte interviene molto spesso sui media. Rilascia continuamente interviste e, specialmente, “occupa” di frequente la televisione (a reti unificate) nelle ore di punta (preferibilmente l’ora di cena) con rassicurazioni e promesse.
5) L’incremento del senso di unità nazionale “stretto” attorno al Governo. Nelle ultime settimane si è straordinariamente accresciuto il numero di italiani che si dicono “orgogliosi del proprio paese” e si sentono tutti uniti contro il nemico comune. Che è naturalmente il virus, soprattutto, ma, per certi versi anche l’Europa. Vista sempre più come “ostile” (specialmente la Germania) e di cui “possiamo fare a meno”. Si tratta di un atteggiamento che non sfocia nell’idea di abbandonare l’Europa (e, tantomeno, l’Euro), ma contiene una critica crescente verso i paesi del Nord.
6) La promessa di tanti soldi. Tutte le ricerche più recenti hanno mostrato come, ormai da diverse settimane, gli italiani siano più preoccupati per la propria situazione economica personale (e, in modo correlato, per quella del Paese) che della situazione sanitaria, che pure continua a creare angoscia e timore. Di fronte a ciò, in ogni sua comunicazione, Conte promette sempre più denaro per tutte le categorie, praticamente gratis e senza condizioni. I soldi poi non arrivano, ma Conte dice che è colpa delle banche e le invita ad un “atto di amore” verso il popolo che lui rappresenta e che, di conseguenza, si identifica con lui. Messo da parte, almeno per ora, il vincolo del debito pubblico (che però un giorno si farà sentire) il Governo appare dispensatore di contributi per tutti, singoli cittadini e aziende piccole o grandi. Sarebbe naturalmente molto meglio riuscire a creare nuovi posti di lavoro e opportunità di mercato per le aziende piuttosto che distribuire contributi a tutti con lo slogan “nessuno deve essere lasciato indietro”. Ma solo settori minoritari protestano per questa politica, che naturalmente porta a Conte larghi consensi.
Questo insieme di motivi può forse contribuire a spiegare il grande successo di Conte (e del suo Governo). Si tratterà naturalmente di vedere se Conte riuscirà a gestire la propria popolarità una volta passata l’emergenza sanitaria e con l’Italia in preda a una crisi economica gravissima, pur non disponendo di un proprio partito. Ma questo dipenderà dalla sua abilità personale e dalle condizioni politiche e economiche che si creeranno in futuro.
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