Genocidio significa genocidio. Significa distruggere o tentare di distruggere in tutto o in parte, con l’intenzione di farlo, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Di genocidio della popolazione di Gaza si parla senza perplessità da ben prima che il Papa, nel libro-intervista ora in uscita, reclamasse investigazioni in proposito. A pochi giorni dagli eccidi perpetrati da migliaia di miliziani e civili palestinesi nei villaggi intorno alla Striscia e al festival nel deserto del Negev, il genocidio, secondo le accuse di alcuni, era già in programmazione o addirittura in corso.

Genocidio, i paesi ‘democratici’ contro Israele

Il Sud Africa, a sostegno del proprio ricorso alla Corte internazionale di Giustizia, ricordava come il genocidio fosse denunciato dai rappresentanti di paesi come l’Algeria, Cuba, l’Iran, la Turchia, il Venezuela, l’Iraq, la Libia, la Siria. E se la fondatezza di una denuncia non dipende dal curriculum civile e democratico di chi la rivolge, diciamo tuttavia che una sinistra omogeneità nel maltrattamento dei diritti umani caratterizza una tal fila di omologhi accusatori. Il Papa biancheggia da buon ultimo in coda a quel cupo corteo.

La necessità del genocidio…

Di fatto, né la necessità di dare fondamento all’ipotesi di genocidio, né l’urgenza di sostenere con prove credibili l’accusa relativa molestavano le brame di giustizia della guarnigione togata opposta a Israele. Era genocidio perché così doveva essere. Perché se si fosse trattato di tragiche e pur numerose uccisioni – cioè le orribili cose che possono succedere in una guerra – quel ricorso non sarebbe stato possibile. Ma quel ricorso era necessario, così come era necessaria la retorica propagandistica che faceva da colonna sonora al discorso pubblico sulle responsabilità genocidiarie di Israele: era necessario che quella parola – “genocidio” – entrasse in quelle aule di giustizia e risuonasse da quell’orchestra perché, altrimenti, quella di Gaza sarebbe stata soltanto una terribile guerra. E soprattutto perché, altrimenti, Israele avrebbe avuto il diritto di combatterla e di vincerla.

L’assedio totale di Gaza che non è mai esistito

Per questo la guerra di Gaza – nella quale è non solo possibile, ma certo, che siano stati commessi gravissimi errori e nella quale è non solo possibile, ma probabile, che siano stati commessi crimini – deve a tutti i costi essere il genocidio che non è. A tutti i costi: e cioè argomentando che l’intenzione di commettere genocidio sarebbe documentata dalla frase di un ministro sulle “bestie umane” (frase certamente non riferita ai palestinesi, ma agli autori dei massacri del 7 ottobre), e che il genocidio sarebbe stato perpetrato con l’assedio totale di Gaza che non è mai esistito, con l’inesistente programmazione di carestie che non ci sono mai state, con la creazione di “zone di sterminio” la cui esistenza è certificata (non è uno scherzo) da un articolo di Al Jazeera citato in una nota e a piè di pagina di un rapporto dell’Onu.

Ma quelle accuse servivano. Servivano alla destituzione del diritto di Israele di fare la guerra a quelli che volevano distruggerlo. E serviva infine il sigillo papale a proteggere l’improbabilità di quelle accuse.