Da mesi il territorio libanese è base di lancio, verso Israele, di missili, razzi e droni diretti sui civili. Non c’è una dichiarazione, un ammonimento, un qualsiasi intervento della cosiddetta comunità internazionale che faccia pressione sulle autorità libanesi affinché si impegnino a non consentire che dal proprio territorio partano quegli attacchi. Da mesi, milizie filo-iraniane e formazioni terroristiche impiantate in Iraq prendono di mira Israele, con attacchi ancora una volta diretti sui civili. Non c’è una presa di posizione, una denuncia, una qualsiasi richiesta della cosiddetta comunità internazionale rivolta a ottenere che le autorità irachene contrastino l’azione di quegli aggressori.
Occorrerà pure domandarsi in base a quale titolo e per quale motivo le legittime autorità di un ordinamento nazionale possano sentirsi assolte dall’obbligo di impedire che, sul proprio suolo, operino formazioni militari e terroristiche impegnate in costanti azioni aggressive nei confronti – si ripete – neppure soltanto di un altro Paese, ma contro la popolazione civile che vi risiede. La risposta banale (ma altre davvero non se ne trovano) è che quelle autorità si sentano assolte da quell’obbligo perché nessuno pretende che vi adempiano e perché non succede nulla quando mancano di ottemperarvi. Si può andare oltre, domandandosi in base a quale titolo e per quale motivo la cosiddetta comunità internazionale si senta assolta dall’obbligo di ricordare a quelle autorità che, così facendo, e cioè lasciando che il proprio territorio sia usato da miliziani e terroristi per minacciare e aggredire la popolazione civile di un altro Stato, si rendono responsabili di gravi violazioni del diritto internazionale.
E un’altra volta la risposta banale è l’unica disponibile. Vale a dire che per la cosiddetta comunità internazionale esistono pressappoco due tipi di violazioni del diritto internazionale: quelle di cui si rende responsabile Israele, destinatarie dell’occhiutissima attenzione inquirente che ad esse dedica il vasto circuito che va dal Ministero della Salute di Hamas sino agli ambienti azzurrati dell’Onu, passando per il Vaticano; e poi le violazioni di cui si rendono responsabili le meglio autocrazie su piazza e i Paesi che offrono ospitalità ai loro eserciti di tagliagole, queste altre destinatarie di rigoroso silenzio e tutt’al più di spallucce giacché – trascurabilmente – hanno per obiettivo e vittima la popolazione dello Stato ebraico.
Se poi qualcuno avesse l’impudenza anche solo di immaginare che possa essere una qualche forma di pregiudizio a tenere così sbilanciato l’atteggiamento della cosiddetta comunità internazionale in un caso e nell’altro, ebbene si tratterebbe del solito, immotivato lamento vittimistico. Un po’ come parlare di antisemitismo per quattro schiaffi tra tifosi.