Nulla da fare, dunque? Assistere alle cose come sono? No di certo, ma il racconto sul futuro del socialismo non ci aiuta più a far progredire il mondo. Bisogna ritradurre la ormai inevitabile interdipendenza mondiale senza demonizzare il capitalismo come il nemico da battere, ma lavorando a un nuovo compromesso in cui la sua potenza, coinvolta dalla politica in un inedito compromesso, è più che mai necessaria. Per fare che cosa, dopo?

Lottare per tradurre il cosmopolitismo irreversibile di tutto, capitale compreso, ma pieno di buchi neri, in un cosmopolitismo umano, che sia alternativa a una geopolitica territorialistica che sta conducendo l’umanità in un abisso. Ci può essere un nuovo interesse di tutti in questa direzione. Avanza il tema della salvezza della Vita e della Terra che deve coinvolgere l’intera umanità. Ma il Novecento, con tutto il suo carico, è finito per sempre. Perché continuare a rievocare categorie e storie che con quel secolo sono anch’esse terminate? Forse perché solo il socialismo fonda la società dei giusti?

Cerchiamo le nuove strategie, le nuove parole, i nuovi fini, contribuiamo alla costruzione di una nuova cultura, di inedite alleanze, tutte adeguate alle straordinarie rivoluzioni dei nostri tempi.

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