Dopo ore di silenzio – accompagnate soltanto dal rumore metallico della carrozza che scorre sui binari – sento bussare alla porta del mio Kupe, la cabina di seconda classe con quattro letti dei treni sovietici. “Signorina, stiamo per arrivare alla sua stazione, si prepari!”. La precisione dei Provodnik (gli operatori dei treni) è impressionante. Sanno benissimo in che fermata sei salito ed in quale scenderai, hanno tutto scritto a mano nel loro quadernino. Quasi non mi accorgo di star guardando da ore fuori dal finestrino del treno. La steppa Kazaka scorre lentamente da una decina di ore, le sue sfumature di giallo e la sua enormità sono ipnotiche.

Stiamo arrivando nella capitale del Kazakistan? Ma se c’è solo steppa attorno a me! “…Astana?” Da!”. Ed è in quel momento che scorgo a distanza i primi edifici, che appaiono come un’oasi nel mezzo della brutale steppa. Mi accorgo già che Astana non è una città come le altre: tutto sembra fuori posto. Scintillante, vuota e piena di condomini che assomigliano a mattoncini della Lego, Astana è il simbolo di un Kazakistan alla ricerca di un’identità nazionale.

Astana significa letteralmente “capitale” in lingua locale. Il governo vuole mettere le cose in chiaro: Almaty sarà la città più grande del Kazakistan, ma la capitale è solo una, Astana. Ma non si è sempre chiamata così. Fino all’anno scorso infatti Astana era Nur Sultan, dal nome dell’ex dittatore Nur Sultan Nazarbayev. Fu lui stesso, in effetti, a decidere di spostare la capitale da Almaty ad una piccola cittadina nel mezzo della steppa. Preferiva una posizione più centrale per mantenere il controllo sul vastissimo territorio kazako, il nono paese più grande del mondo.

Il taxi mi porta dalla stazione al centro. “Benvenuta nella nostra capitale, il miracolo della steppa”, mi dice il tassista. Ed ha ragione, ad una prima impressione sembra davvero un miracolo. Fino a una ventina di anni fa qui non c’era altro che una cittadina di diecimila abitanti.

Non faccio a meno di notare che tutto è in costruzione e tutto viene edificato per impressionare.

Il centro città vanta una serie di edifici bizzarri tra cui “la tenda più grande del mondo”, un centro commerciale con al suo interno un parco divertimenti ed una spiaggia artificiale con sabbia delle Maldive. Effettivamente, dove altro si potrebbe nuotare se si è circondati da steppe per migliaia di km? Scendo dal taxi e c’è un vento fortissimo, camminare mi è impossibile. La geografia di Astana è molto sfavorevole, soggetta al clima feroce della steppa. È considerata una delle capitali più fredde del mondo, gli inverni sono lunghi e rigidissimi mentre le estati sono torride. Per ripararmi dal clima mi dirigo verso il primo bar. È molto presto, a fare colazione ci siamo solo io ed una ragazza Kazaka. Mi guarda incuriosita per una decina di minuti finché non prende coraggio e mi chiede se può sedersi con me. Ma certamente, che opportunità! Non capita spesso di trovare Kazaki che parlano inglese.

Dinara, questo il suo nome, si era trasferita da un piccolo paese nel sud del Kazakistan perché attratta da quello che si diceva della città. Il governo ha fatto di tutto per popolare la nuova capitale. “Qui mi trovo bene, è tutto così moderno, sembra un sogno!”. È così contenta del suo appartamento che, dopo aver insistito per offrirmi la colazione, decide di portarmi a vederlo. Salgo nella sua auto coreana ed arrivo in un quartiere di grattacieli tutti uguali di uno sgargiante colore rosso. In nome della gloriosa ospitalità kazaka, vengo invitata a pranzo. Partecipa tutta la famiglia, sembra il pranzo di Natale. Foto di rito accompagnate dal sottofondo musicale di Al Bano, un idolo nei paesi dell’Asia Centrale.

Ed è in quel momento, seppure un po’ kitsch, che mi accorgo di una cosa. Nonostante Astana sia considerata una delle capitali più inospitali del mondo, forse c’è di più. Ciò che la rende ospitale non è il clima né l’architettura, ma il calore dei suoi abitanti.

Micol Ballerin

Autore

Nata nel 1995 e laureata in economia, dopo qualche anno di bilanci aziendali e fogli Excel ha cambiato professione ed è diventata accompagnatrice turistica, portando turisti anglofoni in giro per il nostro paese. Ha passato gli ultimi anni all’estero vivendo in paesi come Lituania, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Germania e Kyrgyzstan. Nel tempo libero viaggiatrice solitaria, ha visitato 80 paesi, ma il suo cuore è ad Est, dall’Europa orientale alle steppe dell’Asia Centrale.