Rafforzare la sovranità digitale grazie a infrastrutture cloud sempre più sicure e competitive, posizionando l’Italia come hub strategico per il progresso digitale. Ne abbiamo parlato con Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione.
Quali sono gli obbiettivi europei in ambito cloud e perché è importante adottare presto e bene queste tecnologie rispetto al quadro internazionale?
«L’Europa mira a consolidare la sua sovranità digitale, promuovendo infrastrutture cloud sicure e competitive per supportare la trasformazione digitale. Tuttavia il quadro internazionale evidenzia sfide significative: l’attuale egemonia degli hyperscaler americani e la frammentazione normativa europea sono ostacoli da superare. Vorremmo creare un EDIC per la realizzazione di una grande federazione commerciale Europea di Cloud Service Providers per competere con i giganti globali e costruire, permettetemi il paragone, un’“Airbus del Cloud”. Adottare tempestivamente queste tecnologie è fondamentale per sostenere tecnologie come l’AI, oltre a garantire la sicurezza dei dati e la competitività economica dell’Europa nel panorama globale».
Anche nel Pnrr sono previste notevoli risorse per la digitalizzazione e per trarre vantaggi dalla migrazione dei servizi su cloud soprattutto nella PA. Quali sono i vantaggi e come sta andando il percorso stabilito?
«Il Pnrr italiano ha stanziato risorse significative per spingere la digitalizzazione della PA, con un focus sulla migrazione dei servizi al cloud. I vantaggi sono molteplici: maggiore efficienza, scalabilità, sicurezza dei dati e interoperabilità tra enti pubblici. La Strategia Cloud Italia, sviluppata dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale e da ACN, prevede un’architettura a più livelli per garantire autonomia tecnologica e controllo sui dati sensibili, ospitando i servizi critici su infrastrutture nazionali ad alta affidabilità. Finora, sono stati classificati e migrati numerosi dati e servizi, con risultati incoraggianti. Il Polo Strategico Nazionale, un’infrastruttura essenziale per la gestione dei dati critici della PA, è un esempio concreto dei progressi fatti. E sempre parlando di Pnrr, è bene sottolineare che in ambito cloud siamo riusciti a raggiungere in anticipo tutti gli obiettivi intermedi europei».
Il cloud democratizza davvero l’accesso alle tecnologie avanzate, rendendole alla portata di piccole e medie imprese (PMI)?
«Assolutamente sì, ed è uno degli aspetti più rivoluzionari di questa tecnologia. Il cloud consente alle PMI di accedere a risorse computazionali, piattaforme e servizi che, fino a pochi anni fa, erano esclusivamente appannaggio delle grandi aziende con ingenti capitali da investire in infrastrutture IT. Inoltre, il cloud offre scalabilità immediata: un’impresa può aumentare o ridurre le risorse in base alle proprie esigenze, adattandosi rapidamente ai cambiamenti di mercato o a periodi di picco della domanda. Questo livello di agilità è fondamentale per competere su mercati globali, dove la rapidità di adattamento è spesso un fattore determinante per il successo. In un contesto come quello italiano, dove le PMI costituiscono il tessuto economico principale, questa democratizzazione rappresenta un’opportunità senza precedenti».
Come e chi sta investendo in Italia sul cloud?
«In Italia, stiamo assistendo a investimenti significativi nel cloud e nei datacenter, sia da parte di player globali sia locali. Si tratta di un risultato ottenuto grazie al lavoro del governo Meloni. Aziende come Microsoft e Amazon Web Services hanno annunciato piani ambiziosi: Microsoft sta investendo oltre 4 miliardi di euro, AWS 1,2 miliardi di euro. La costruzione di datacenter è essenziale per la capacità di calcolo, ma il vero valore aggiunto risiede nei servizi cloud, che creano competenze e innovazione. Il governo italiano sta lavorando per sostenere i fornitori locali di servizi cloud, promuovendo politiche che favoriscano la crescita delle PMI nel settore e la gestione sicura dei dati strategici. Questo approccio equilibrato mira a coniugare investimenti globali con un rafforzamento dell’ecosistema tecnologico nazionale, posizionando l’Italia come hub strategico per l’innovazione digitale».