Il Mezzogiorno torna a crescere e registra un andamento più alto della media nazionale. È quanto emerge dall’indagine resa nota dall’Istat. Nella “Stima preliminare del Pil e dell’Occupazione” per il 2023, l’Istituto di Statistica fa sapere che il Sud registra un aumento dell’1,3 per cento rispetto ad una media nazionale di più 0,9 per cento. Analizzando i singoli territori, è evidente come il Meridione abbia ingranato la freccia rispetto al Nord-Ovest, che registra più un per cento e al Nord-Est (più 0,8 per cento).

Fanalino di coda il  Centro Italia che cresce “solo” dello 0,5 per cento. Le “costruzioni” si confermano il settore più dinamico in tutte le aree del Paese, registrando i risultati migliori al Centro e nel Mezzogiorno con una crescita del valore aggiunto, rispettivamente, del 5,8 per cento e del 4,6 per cento. Non solo prodotto interno lordo ma anche lavoro.

In termini occupazionali, il Mezzogiorno è stata l’area che ha dato il contributo maggiore alla crescita, con un incremento degli occupati del 2,5 per cento. Più contenuto è risultato lo sviluppo dell’occupazione nelle restanti aree (Nord-est più 2 per cento, Nord-ovest più 1,5 per cento e Centro più 1,2 per cento). Ci sono però due elementi che dovrebbero calmare gli entusiasmi.

Il primo: una rondine non fa primavera. Leggendo i dati dell’Istat alla luce del Rapporto Svimez (Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno), pubblicato lo scorso 19 giugno, si evidenzia come dal 2015 il Mezzogiorno non registrava una crescita maggiore del resto del Paese. Allo stesso tempo, bisogna ricordare che il Pil Italiano è pari a circa 1.946 miliardi di euro. Di questi, ben 1.100 miliardi sono prodotti al Nord, 410 miliardi al Centro Italia e il resto, cioè 430 miliardi di euro al Sud. La crescita dell’1,3 per cento, in termini assoluti, è dunque inferiore al valore prodotto al Nord: il Sud, infatti, genera ricchezza ulteriore per 5,5 miliardi di euro nel 2023; il Settentrione, invece 8,7 miliardi di euro.

Angelo Vaccariello

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