Pena revocata e trasformata in sanzione
Il suocero di Conte ‘salvato’ dalla condanna per peculato grazie a una norma del decreto Rilancio
Se lo avesse fatto qualunque altro presidente del Consiglio, cosa sarebbe successo? È la domanda lecita che si pone Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza Rai e deputato di Italia Viva, nell’osservare quanto accaduto a Cesare Paladino, gestore dell’Hotel Plaza di Roma e soprattutto suocero del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, fidanzato con la figlia Olivia.
Paladino, come scrive il Corriere della Sera, ha infatti ottenuto la revoca della sentenza di patteggiamento a un anno e due mesi di reclusione con l’accusa di peculato: l’imprenditore non aveva versato due milioni di euro in tassa di soggiorno al Comune di Roma tra il 2014 e il 2018. Il Gup Bruno Azzolini ha infatti accolto l’istanza del legale difensore Stefano Bortone d’incidente di esecuzione. Per il giudice “il fatto non è previsto dalle legge come reato” perché grazie ad una norma della scorsa primavera inserita nel decreto Rilancio varato dal governo Conte, la condanna si è potuta trasformare in semplice sanzione amministrativa.
Anzaldi sull’argomento si chiede quindi cosa ne pensano “Grillo, M5S, Anac, Antitrust. Chissà che ne pensa il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini, che oggi spiega come i 90 miliardi di euro di evasione fiscale annua siano la vera piaga che impedisce all’Italia di avere servizi efficienti e tasse più basse”.
Ma soprattutto Anzaldi si chiede: “Se lo avesse fatto qualunque altro presidente del Consiglio, cosa sarebbe successo?”. Ricordando il caso de Le Iene e della scorta del premier intervenuta ‘a difesa’ della compagna Olivia Paladino, il segretario della Vigilanza Rai chiede ai telegiornali e alle trasmissioni Rai di fare il loro dovere “approfondendo questa vicenda e facendo loro le domande che alle Iene sono state impedite”.
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