I conti non tornano
Il Superbonus è costato il 110% in più, ecco il conto lasciato agli italiani dal Movimento 5 Stelle
Il superbonus 110% costerà allo Stato italiano quasi il 110% in più nei prossimi anni. Non è una barzelletta ma è solo il risultato di una sciagurata gestione dei fondi pubblici da parte di chi governava. E’ quanto emerge dai conti fatti dal dipartimento Finanza del ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, secondo cui i costi previsti per i “nuovi interventi edilizi”, legati all’efficentamento energetico e alla riduzione del rischio sismico (ma non solo), sono letteralmente raddoppiati rispetto alle stime iniziali.
Il superbonus e il bonus facciate, infatti, costeranno tra il 2020 e il 2035 ben 45,2 miliardi in più delle stime: la spesa prevista per il bonus facciate era di 5,9 miliardi mentre quella effettiva è di 19 miliardi, mentre per il superbonus si passa da una previsione di spesa di 35 miliardi a 76,1 miliardi. Risultato finale, si passa da una spesa complessiva stimata di 41 miliardi circa a una effettiva di 86 miliardi, con una differenza di oltre il 100%, con buona pace per Giuseppe Conte e statisti ed economisti a 5 Stelle.
Ad illustrare i dati, decisamente inquietanti, il direttore generale del dipartimento Finanze del ministero dell’Economia, Giovanni Spalletta, nel corso dell’audizione nella commissione Bilancio della Camera. Il contributo ottenuto fino a qualche mese fa dallo Stato (che finanziava interamente il costo dei lavoro, prevedendo poi un “premio” del 10%, con sconto in fattura o cessione del credito, quasi sempre incassato dalle banche o dall’impresa che effettuava i lavori) è durato circa tre anni e ha visto i suoi costi lievitare pericolosamente.
Una spesa più alta che è già stata incorporata nelle previsioni degli andamenti di finanza pubblica contenute nel Documento di economia e finanza. “Di queste differenze si è già tenuto conto ai fini delle predisposizioni delle previsioni di finanza pubblica: la stima tendenziale della Nadef 2022 già era stata rivista al rialzo a 61,2 miliardi per Superbonus e a 19 miliardi per bonus facciate, più di recente con il Documento di economia e finanza l’impatto del Superbonus è stato portato a 67,12 miliardi con una differenza complessiva di 32 miliardi rispetto alla valutazione iniziale”.
“Lo abbiamo contestato dal primo giorno e ora sono i fatti a parlare: il Superbonus sta costando quanto quattro leggi di bilancio o metà PNRR. Con un impatto risibile dal punto di vista energetico, la manovra promossa dal M5S è andata a beneficio soprattutto dei più ricchi, ha drogato il mercato, favorito la nascita di aziende fittizie e l’esplosione dell’inflazione. E ci costerà non i 41 miliardi previsti, ma ben 86 miliardi: neanche a farlo apposta, oltre il 110% del costo preventivato”. E’ quanto dichiara Matteo Hallissey della segreteria di +Europa. “Ogni cittadino, bambini e giovani compresi, pagherà oltre 2mila euro a causa di questi ennesimi bonus e mancette populiste. Siamo stanchi dei ladri di futuro che compromettono il percorso di tanti giovani che vorrebbero crescere in Italia senza il macigno del debito pubblico sulle proprie spalle”, conclude Hallissey.
Lo stesso ex premier Mario Draghi definì il Superbonus 110%, una delle misure più ‘care’ al Movimento 5 Stelle. “Il costo di efficientamento è più che triplicato grazie ai provvedimenti del 110%, i prezzi degli investimenti necessari per le ristrutturazione sono più che triplicati perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo. Poi, le cose vanno avanti in Parlamento, il governo ha fatto quel che poteva e il nostro ministro dell’Ambiente è molto bravo” sottolineò Draghi al Parlamento europeo.
Anche la Commissione europea sottolinea, nelle raccomandazioni inviate all’Italia allegata al pacchetto di primavera del Semestre europeo, che il saldo delle Amministrazioni pubbliche risente del nuovo trattamento statistico di alcuni crediti d’imposta per ristrutturazioni abitative, ora contabilizzati come trasferimenti in conto capitale e per lo più maturati nel periodo 2021-2022. Saldo che ha inoltre risentito delle misure di politica fiscale adottate per mitigare l’impatto economico e sociale dell’aumento dei prezzi dell’energia.
Nel 2022, tali misure decrescenti hanno riguardato le misure di contenimento degli oneri generali di sistema nei settori elettrico e gas, la riduzione dell’aliquota IVA sul gas, la riduzione delle accise sui prezzi dei carburanti, la riduzione degli oneri previdenziali per i lavoratori al di sotto di una certa soglia di reddito; mentre tra tali misure di incremento della spesa figurano i sussidi alle imprese elettriche e del gas, l’ampliamento del ‘bonus sociale’ per le bollette elettriche e del gas per le famiglie a basso reddito, le indennità testate per lavoratori, pensionati e disoccupati e l’aumento, del 2% in ottobre 2022 in anticipo rispetto all’indicizzazione legale legata all’inflazione normalmente dovuta nel 2023, delle pensioni di vecchiaia.
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