Da che pulpito
Il teatrino di Boccia e Patuanelli, vogliono la finanziaria in Senato 40 giorni prima delle manovre di Conte
Francesco Boccia e Stefano Patuanelli, rispettivamente capogruppo al Senato di Partito Democratico e Movimento Cinquestelle, lamentano che la finanziaria, a dodici giorni dalla conferenza stampa di presentazione della stessa per voce della Premier Meloni – e con le bozze in circolazione – ancora non approdi al Senato.
Boccia addirittura offre asilo politico agli emendamenti della maggioranza, che vede in difficoltà.
Detto che parliamo della finanziaria più leggera degli ultimi sei anni, quella con minore importo, sarebbe effettivamente giusto approdasse il prima possibile al Senato, per carità. Almeno offrirebbe al Parlamento l’occasione di dimostrare che esista ancora, visto che deputati e senatori fanno sostanzialmente gli spettatori.
Corre l’obbligo di ricordare però, e ne fui testimone diretto in quanto allora deputato di Forza Italia, che quando al governo sedevano Boccia e Patuanelli, premier Giuseppe Conte, le loro finanziarie, peraltro assai più pesanti (47, 32 e 40 miliardi, contro i 24 di quella odierna) approdarono, blindate, più o meno il 12 dicembre alla camera di destinazione (con approvazioni definitive, sia nel 2018 che nel 2020, il 30 dicembre).
Dunque, giusta la sollecitazione, ma carente il diritto soggettivo a lamentarla.
Usciamo per favore da questo teatrino a targhe alterne per cui la lagna è sempre la stessa, e ne cambiano solo gli interpreti, a seconda che siano al Governo o all’opposizione? Utile non è utile, ma comincia a non essere nemmeno divertente.
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