Gli iscritti online erano 2200, in sala – al Talent Garden di via Calabiana a Milano – si sono presentati più di 700. Limite di capienza massima raggiunto. Età media sotto ai trentacinque anni. E non stiamo parlando di una svendita di jeans e magliette in un centro commerciale ma del lancio di un nuovo soggetto politico. Liberale, libertario, garantista e europeista. Draghiano. A Milano, da dove nascono da quarant’anni a questa parte tutte le novità della politica italiana, ha preso il via il percorso unitario dei giovani di Nos con Orizzonti Liberali e Libem.

L’evento, un disingessato happening politico – un “political party”, per giocare con le parole in inglese – è durato tre ore, ha investito dodici speaker su una serie di temi caldi per il mondo liberaldemocratico: le grandi riforme, i conti pubblici, l’energia nucleare e la riduzione delle liste d’attesa per la sanità sono stati tra i temi più votati dal pubblico. Sì, perché l’aspetto partecipativo, di democrazia diretta, è stato tra i più valorizzati dall’incontro. Introdotto da un sacrilego “altare laico” dedicato alle idee di Mario Draghi e posto proprio al centro della sala. A organizzarlo, fin nei dettagli, è stato Nos, l’associazione dei giovani liberaldemocratici guidata da Alessandro Tommasi, che, dopo aver corso alle Europee, ha deciso di rimboccarsi le maniche per lavorare a un progetto più ampio. Essere tra i soggetti cofondatori di una nuova forza di centro che provi a riunire tutte le sigle e le famiglie dei “separati in casa” del terzo polo. Tra gli ospiti, Luigi Marattin e Andrea Marcucci.

Marattin, uscito da Italia Viva solo la settimana scorsa, ha avviato la creazione di Orizzonti Liberali. Marcucci, dal canto suo, sta trasformando la sua associazione Libdem in un partito vero e proprio. I due, insieme a Nos, danno appuntamento per il varo del nuovo partito liberaldemocratico nelle date del 23 e 24 novembre. Conditio sine qua non: tenere il nuovo progetto politico lontano dai (due) litiganti. Ma anche dai due poli. Tenendo fede ad una vocazione unitaria e autonomistica. Ad alternarsi sul palco giovani e meno giovani, volti noti e meno. Elena Bonetti, vicepresidente di Azione, e Oscar Giannino, noto per aver fondato Fare per Fermare il declino. Piercamillo Falasca, Alessandro De Nicola, Carolina Nizza e l’economista Carlo Alberto Carnevale Maffé. Tante le attività “giocose” organizzate dai promotori. Ciascun partecipante in sala aveva due cartellini, verde e rosso, per dire cosa approvava e cosa disapprovava.

Una lista di cinque domande è stata così sottoposta a votazione diretta dal pubblico. L’applausometro premia Luigi Marattin, i commenti di consenso in sala sono per lui. Ma è l’ex esponente di Italia Viva a precisare: “Basta, per carità, con i partiti personali. Dobbiamo fare un soggetto democratico, contendibile, scalabile. Aperto ai più giovani”. Potrebbe essere lui a portare avanti, dopo la rinuncia di Renzi e di IV, l’idea di un partito liberaldemocratico centrista che vada a colmare il gap tra Pd e Forza Italia. Nel contesto, Elena Bonetti ha ribadito il proseguimento del progetto di Azione, puntando sulla costruzione di una “casa comune” per riformisti e liberali. Ma appena fuori dal Talent Garden, la polemica è accesa riguardo l’alleanza di Carlo Calenda e Matteo Renzi con il campo largo. In Liguria, entrambi hanno espresso sostegno al candidato di sinistra Andrea Orlando, facendo discutere all’interno delle loro forze politiche.

La situazione si complica ulteriormente: Calenda ha escluso da Azione l’onorevole Enrico Costa, mentre la situazione di Mariastella Gelmini rimane nebulosa. Nei tanti interventi del pubblico presente a Milano si scorge la richiesta di dare corpo alle mille voci del mondo liberale rimasto senza casa. La voce di qualche dissidente riecheggia dalla Liguria, dove il consigliere municipale Federico Giacobbe ha contestato il sostegno al campo largo, avvertendo della sua incoerenza rispetto alla linea di Azione. Al contrario, i dirigenti liguri di Azione sembrano propendere per l’appoggio al campo largo. Le tensioni aumentano anche in Italia Viva, dove l’assessore Mauro Avvenente resta al fianco del sindaco Bucci, ignorando le richieste di Renzi di staccarsi dalla giunta. L’instabilità e la divisione nelle file liberali fanno presagire che il futuro sarà segnato da sfide significative, mentre da Milano c’è chi si rimbocca le maniche, pronto a forgiare un nuovo capitolo della politica italiana.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.