La vita che non si arrende
Il viaggio della speranza di Olga e Svetlana: entrambe incinte, 3 giorni alla guida per fuggire dalla guerra

Da un lato c’è la morte, dall’altro la vita che non si arrende. La vita che è più forte dei boati delle bombe, della paura delle donne che la portano in grembo. Sono scappate dai missili e dall’invasione russa in Ucraina a bordo di un Doblo, percorrendo migliaia di chilometri e arrivando dopo tre giorni in Italia. Nasceranno ad Avellino i bimbi di Svetlana e Olga. Sono arrivate nel capoluogo irpino dopo un rocambolesco viaggio in macchina, alternandosi alla guida. Hanno 31 e 22 anni, vivevano a Ivano-Frankivsk, città dell’Ucraina occidentale di 250mila abitanti che negli anni Novanta fu simbolo del movimento indipendentista.
Da qui, insieme alla piccola Anna, otto anni, figlia di Svetlana, hanno raggiunto la frontiera slovacca per poi raggiungere il territorio italiano. I loro compagni, Nicola e Stanislao, sono rimasti in patria dopo essersi arruolati per combattere l’invasione delle truppe della Federazione Russa. A convincere le due donne a lasciare il Paese è stata la madre di Svetlana che da anni lavora ad Avellino come colf. La famiglia presso cui è impiegata si è infatti offerta di ospitare le due donne in dolce attese che partoriranno nel prossimo mese di maggio. Antonio Maffeo e Maria Teresa Celano, questi i loro nomi, hanno tre figli che per motivi di studio e di lavoro risiedono in altre regioni. Ospiteranno Svetlana e Olga nelle stanze lasciate libere. È una storia di solidarietà, resistenza e amore.
È una storia che ci fa ancora sperare nel genere umano, nell’aiuto degli altri e nella forza della solidarietà. Nel frattempo, il Viminale ha fatto sapere che sono 9.058 i cittadini ucraini entrati in Italia dall’inizio del conflitto fino alle ore 8 di oggi: 4.484 donne, 1.041 uomini e 3.533 minori. Principali destinazioni Roma, Milano, Bologna e Napoli. La nostra città ha già accolto circa 300 rifugiati, distribuiti nelle strutture delle Asl, del Comune e in altre sedi (sono molte anche le richieste di accoglienza di semplici cittadini). Le porte resteranno spalancate per chi è in fuga dalla guerra.
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