La proposta di un medico
Il virus si batte solo con la tecnologia

Il secondo punto critico è che i pazienti, in caso di recrudescenza della pandemia, sarebbero troppi per i posti letto in ospedale, ma anche per ogni singolo medico che usasse una vecchia tecnologia. E le visite domiciliari sarebbero rischiose per il medico. Dunque? Nella mia proposta è prevista la visita al domicilio di una squadra Usca (opportunamente potenziate), per attivare un’app di comunicazione bidirezionale e il rilevamento dei dati biometrici del paziente, così da stabilire una connessione “in continuo”, oltre a effettuare i rilievi “di base” delle condizioni del paziente, con apposita strumentazione in telemedicina. E, nel caso, attivare interventi medici diagnostici e di trattamento.
Il terzo e più grave punto critico del “documento Remuzzi” è la mancanza di un sistema di immagazzinamento dei dati dei pazienti e della conseguente conoscenza dell’efficacia del trattamento intrapreso. Ecco un altro rimedio: l’immagazzinamento dei dati del paziente e del suo follow up avviene grazie all’invio dei dati ad un database nel possesso del sistema sanitario che è la vera ricchezza del progetto. La ricchezza che ha consentito alla razza umana di progredire, cioè la comprensione dei fenomeni e lo scambio delle conoscenze. Infatti è possibile analizzare il database con un software (eventualmente) dotato di intelligenza artificiale per ogni paziente, confrontarlo con i trial clinici internazionali e produrre una “valutazione di efficacia del trattamento” utile per una miglior conoscenza dell’efficacia delle azioni intraprese.
Infine, il “documento Remuzzi” tiene conto solo della parte strettamente medica, ma il paziente è sempre da valutare nella sua interezza, psico-somatica e sociale e così il protocollo organizzativo da me proposto prevede anche il supporto psicologico ed eventualmente il supporto assistenziale per ogni paziente. Ora, sembra che il presidente Draghi abbia deciso di farsi consigliare del professor Remuzzi. Vorrei fare presente che questa pandemia è assolutamente ingestibile senza soluzioni tecnologiche complesse. Non mi pare che la gestione dell’anno ormai passato abbia dato grandi risultati. I 35mila morti della “prima ondata” potrebbero anche essere stati giustificabili, ma quelli della seconda ondata hanno evidenziato tutti i limiti di capacità dei gestori della sanità pubblica. E, senza voler mancare di rispetto al professor Remuzzi, sono a disposizione gratuitamente per implementare il progetto proposto già un anno fa. Adesso ci sarebbero molte migliaia di morti in meno.
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