“Mi manca mio fratello, mi manca tanto. Stanotte mi sono svegliata in preda all’angoscia: ‘oddio dov’è Stefano’, ma Stefano è morto. Per un attimo mi sono sentita quasi rassicurata, Stefano è morto. Nulla può più accadere“. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ospite a Domenica In, ha letto alcuni passi del libro che ha scritto su suo fratello. In pochi secondi il popolo della domenica di Mara Venier hanno inondato la pagina Facebook del programma con qualsiasi genere di insulto nei confronti dell’intervistata. Accompagnata dall’avvocato e suo compagno Fabio Anselmo, Ilaria ha parlato di suo fratello morto il 22 ottobre 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare.
Il programma di Rai 1 come al solito ha postato sulla pagina Facebook una piccola clip di pochi secondi in cui Ilaria legge commossa un passo particolarmente toccante del suo libro. In poche ore i commenti arrivano a 800, tra insulti e odiosi commenti. Questi alcuni commenti: “Io inviterei i poliziotti. Nessuno parla di come si siano incontrati, perché abbiano fermato il fratello. Cosa stava facendo questo ragazzo quando è stato arrestato? Purtroppo, credo il tutto abbia preso una direzione opposta. Mi dispiace per la famiglia, ma di più per le famiglie dei poliziotti“. E ancora: “Perché passare la domenica pomeriggio ad ascoltare solo.. ROGNE. Tornate a fare programmi che portino un po’ di gioa e serenità. Quando finirà questa telenovela, ancora a lucrare sul fratello, sappiamo vita morte e miracoli di questa storia, non se ne può più, ha avuto giustizia, ora basta“. E subito parte la pioggia di like e commenti.
C’è chi insulta direttamente la Venier, la signora della domenica, per l’infelice scelta, chi insiste sulla venalità di Ilaria, tra commenti al vetriolo e toni forti. Sono in pochi a cercare di mitigare il clima d’odio e qualcuno esprime il proprio supporto. Ma Ilaria Cucchi non si è fatta intimidire dalla cascata d’odio social e ha commentato: “È arrivata la solidarietà dell’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini. Una telefonata particolarmente gradita. Questi cosiddetti leoni da tastiera si trasformano puntualmente, quando vengono convocati in tribunale, in agnellini. Cercano di scappare magari portando certificati medici di dubbia autenticità. Non abbiamo paura ed andiamo avanti. Mi dispiace molto anche per i miei genitori. Ma andremo dovunque ci daranno voce. Finché ne avremo forza. Non ci fermeranno“.