“Mai più gente senza casa, mai più case senza gente”. Rientrata dall’Ungheria sabato scorso, 15 giugno, Ilaria Salis rompe il silenzio dopo quasi una settimana utilizzata per riprendersi e riscoprire gli affetti di sempre al rientro da Budapest e dall’esperienza drammatica nelle carceri ungheresi, durata quasi un anno e mezzo. La neo europarlamentare, candidata da Alleanza Verdi-Sinistra, eletta con oltre 176mila preferenze e scarcerata in virtù dell’immunità parlamentare, confessa in un post sui social di essere stata “una militante del movimento di lotta per la casa che negli anni ha dato battaglia sul tema del diritto all’abitare, a Milano e in tutta Italia”, e coglie l’occasione per ringraziare i giornali di destra, Libero in primis, per l’assist fornitole per spiegare bene la vicenda dei presunti 90mila euro da saldare ad Aler, la società lombarda che gestisce le case popolari, e per aver acceso i riflettori sull’emergenza abitativa.

Salis e i 90mila euro: “Nessuno procedimento a mio carico”

“È con grande orgoglio – sottolinea – che rivendico di aver fatto parte di questo movimento e di continuare a sostenerlo! Voglio anche fare chiarezza sulla mia situazione. Come è stato ampiamente sbandierato sui media di destra, Aler reclama un credito di 90.000 euro nei miei confronti come “indennità” per la presunta occupazione di una casa in via Giosuè Borsi a Milano, basandosi esclusivamente sul fatto che nel 2008 sono stata trovata al suo interno”. Da qui il calcolo, diffuso attraverso i media – che tocca quota 90mila euro e far riferimento dal 2008 al 2022. Salis spiega: “Sebbene nei successivi sedici anni (!) non siano mai stati svolti ulteriori controlli per verificare la mia permanenza, né sia mai stato avviato alcun procedimento civile o penale a mio carico rispetto a quella casa, Aler contabilizza tale credito e non si fa scrupolo a renderlo pubblico tramite la stampa il giorno prima delle elezioni”.

Da qui la ramanzina alla stampa di destra: “Se qualcuno pensava di fare chissà quale scoop scavando nel mio passato, è solo perché è sideralmente lontano dalla realtà sociale di tale movimento, che si compone di decine di migliaia di abitanti delle case popolari e attivisti, i quali, per aver affermato il semplice principio di avere un tetto sulla testa, sono incappati in qualche denuncia” spiega la neo parlamentare europea che offre anche un consiglio ai giornalisti: “Sarebbe auspicabile che l’informazione, piuttosto che gettare fango sul mio conto, si dedicasse al contesto di grave povertà e precarietà abitativa nel quale si ritrovano ampie fasce di popolazione – scrive nel suo post -. Le pratiche collettive dell’occupazione di case sfitte, il blocco degli sfratti, la resistenza agli sgomberi, gli sportelli di ascolto e la lotta per la sanatoria rappresentano un’alternativa reale e immediata all’isolamento sociale e alla guerra tra poveri, strumentalizzate tanto dalle forze politiche razziste quanto dal racket. Dare una risposta concreta al bisogno dell’abitare significa non solo trovare qui e ora una soluzione, benché precaria e provvisoria, ad una questione lasciata irrisolta dalla politica istituzionale, ma anche indicare una prospettiva politica di trasformazione delle condizioni materiali di vita nel segno della giustizia sociale”.

Salis e la strategia di Aler: “Spaventare occupanti per fare cassa…”

Da qui l’attacco frontale ad Aler, società accusata di avere una strategia chiara (fare il suo lavoro, ovvero calcolare i mancati introiti dell’appartamento) per “spaventare gli occupanti e tentare di fare cassa”. “Un gran numero di individui e famiglie – continua Salis -, spesso prive dei mezzi necessari per reagire adeguatamente, sono tormentate da richieste infondate di questo genere. Il totale dei crediti contabilizzati da Aler ammonta infatti ad oltre 176 milioni di euro! La pratica di richiedere esose “indennità di occupazione” agli inquilini, basata su presupposti a dir poco incerti, è una strategia utilizzata sistematicamente per spaventare gli occupanti e tentare di fare cassa. Mentre molte, troppe persone non vedono garantito il proprio diritto all’abitare e non hanno alternative dignitose se non occupare – in una della città con gli affitti più cari, ricordiamolo sempre -, l’ente che dovrebbe tutelare questo diritto sembra essere più interessato a criminalizzare il movimento di lotta per la casa e gli inquilini piuttosto che a trovare soluzioni concrete”.

Salis infine avverte il quotidiano Libero: “Nei prossimi giorni condividerò alcuni dati e spunti di riflessione sulla questione abitativa a Milano e in Italia. Ringrazio Libero & co. per avermi servito questo assist per riportare l’attenzione mediatica su un tema che mi sta molto a cuore, perché così cruciale per le classi popolari e i giovani”.

 

 

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