“Questa signora, presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un piano chiaro per attaccare persone innocenti per le strade come parte di un’organizzazione di sinistra radicale. Spero sinceramente che riceva la meritata punizione”. Sono di quest’oggi le parole del ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, che ben prima della fine del processo di Ilaria Salis, la monzese di 39 anni che da oltre dodici mesi si trova nel carcere di massima sicurezza a Budapest, si mostra deciso nel condannare l’insegnante.

Soltanto il 29 gennaio, giorno in cui era iniziato il giudizio per l’aggressione a due militanti neonazisti durante il loro raduno, Salis era giunta in aula di tribunale legata al guinzaglio, denunciando le pessime condizioni di reclusione e rifiutando un patteggiamento ad una pena di 11 anni.

Szijjarto ne ha anche per l’Italia: “È sorprendente che dal suo Paese si cerchi di interferire in un caso giudiziario ungherese”, riporta l’account Twitter del portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs. “Lì è come una martire, un elemento che non ha nulla che fare con la realtà”.

La fiaccolata per chiedere il trasferimento in Italia

Intanto continuano le iniziative di solidarietà per l’insegnante monzese. Il Comitato Ilaria Salis, varie associazioni e partiti hanno organizzato, per mercoledì 28 febbraio, una fiaccolata a Milano che partirà alle 18.30 da largo Richini, nei pressi dell’Università Statale, per poi terminare in piazza Missori. Lo scopo è quello di chiedere la concessione degli arresti domiciliari in Italia. Alla fiaccolata aderiranno anche Amnesty International, Arci, Sentinelli e Anpi; tra i partiti, il Pd di Monza e di Milano, Rifondazione Comunista, Possibile, Alleanza Verdi-Sinistra e l’Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano.

Redazione

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