“Non ho commesso questi crimini”. Ilaria Salis si è dichiarata innocente nella fase preliminare del suo processo in corso quest’oggi a Budapest.

L’insegnante 39enne di Monza è accusata di aver partecipato all’aggressione nei confronti di due neonazisti – che non hanno mai sporto denuncia – durante la contro manifestazione organizzata per opporsi al raduno neonazista in occasione della ‘Giornata dell’onore’ che ricorda le azioni militari delle SS nel corso della Seconda guerra mondiale.

La vicenda

I fatti risalgono allo scorso febbraio, quando le strade della Capitale Ungherese furono teatro delle violenze di piazza Fovam, dove tre cittadini polacchi furono assaliti da una banda di sette/otto persone, e di Gazdagret, ai danni di un cittadino locale. Salis venne arrestata diverse ore dopo assieme a una coppia di tedeschi perché nel taxi in cui stava viaggiando la polizia trovò un bastone. Allo stesso tempo, è stata anche considerata appartenente a un’organizzazione criminale, l’Hammerbande, gruppo fondato con la “finalità di attaccare e assaltare i militanti fascisti o di ideologia nazista”.

“Le prove della partecipazione di Salis alle aggressioni sono discutibili, come la definizione delle lesioni riportate dalle vittime dato che erano risultate guaribili in otto giorni”, ha detto il suo legale. Tutt’altro che “atti potenzialmente idonei a provocarne la morte”, come vengono contestati.

Le condizioni disumane

A destare preoccupazione sono le condizioni disumane da mesi riservate alla donna:  entrata in aula in catene, mani e piedi legati, è stata tenuta al guinzaglio da due agenti appartenenti ad un corpo speciale con mimetica, giubbotto antiproiettile e passamontagna. Da sette mesi le vengono impediti contatti con i genitori, e il regime carcerario subìto sarebbe paragonabile a quello di un criminale internazionale, tenuta oltretutto in una cella piena di topi e insetti. Niente fornelli, fon, bollitore. Cibo scarso e meno di 3 metri e mezzo di spazio vitale a disposizione. “Mi sono trovata senza carta igienica, sapone e assorbenti. Sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto, che mi creavano una reazione allergica”, aveva scritto Salis ai suoi genitori. Gli altri dettagli provengono dal racconto di una vicina di cella, Carmen Giorgio, 43 anni, bergamasca. “Ilaria è sempre più giù e sempre più magra. All’inizio pensava come me che fosse uno scherzo, che ci avrebbero fatte uscire. Poi ha capito che volevano fargliela pagare”, ha raccontato in un’intervista a Repubblica.

Le parole dell’avvocato: “Era tirata come un cane”

“È stato choccante, un’immagine pazzesca – commenta il suo avvocato. Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni ma vederla oggi ci ha fatto davvero impressione. Era tirata come un cane, con manette attaccate a un cinturone da cui partiva una catena che andava fino ai piedi, con questa guardia che la tirava con una catena di ferro. Ed è rimasta così per tre ore e mezza”, ha dichiarato all’ANSA Eugenio Losco, uno degli avvocati italiani di Ilaria Salis, presente di fianco al padre Roberto alla prima udienza a Budapest per la 39enne milanese. “È una grave violazione della normativa europea – ha aggiunto – l’Italia deve far finire questa situazione ora”.

Il caso ha richiamato l’intervento delle Istituzioni: “Chiediamo al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana Ilaria Salis detenuta in attesa di giudizio”, ha scritto su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Redazione

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