Non c’è alcun dubbio che la presenza di Catello Maresca in Consiglio comunale, benché in veste di oppositore, abbia contribuito all’innalzamento del livello di capacità e di competenza dell’assemblea cittadina. La decennale esperienza di magistrato ad altissimi livelli e i risultati eccezionali conseguiti erano e sono già garanzia di perizia e preparazione di base per affrontare, analizzare e discernere sui temi della città e sugli atti amministrativi che ne determinano il governo e la gestione. La nomina a giudice presso la Corte d’Appello di Campobasso, che il consigliere comunale ha accettato in questi giorni, sta facendo molto discutere stante anche la contrarietà espressa, con dieci astensioni, da quasi la metà dei componenti il Consiglio superiore della magistratura e il parere negativo espresso addirittura dal ministro della Giustizia, Marta Cartabia.

La legge lo consente, ma viene contestata l’opportunità della scelta. Essere giudice effettivo di un tribunale e “giudice politico” degli atti amministrativi della giunta Manfredi sarà un doppio ruolo difficile e complicato da gestire, anche perché qualsiasi decisione amministrativa è praticamente sempre di carattere politico. Nel controllo delibere, dopo averne verificato la legittimità amministrativa, un consigliere comunale ne analizza la ratio politica e la coerenza con i programmi elettorali e di governo. La neutralità politica non esiste. Ad esempio, già votare insieme a Fratelli d’Italia, la Lega o altri, mozioni, ordini del giorno ed emendamenti significa esprimere un voto politico che nel caso di Catello Maresca sarà un voto politico espresso anche da un giudice, non c’è alcun dubbio. La questione è questa: il Consiglio comunale è intriso di politica, negli atti, tra i colleghi consiglieri, nei gruppi, negli interlocutori esterni. Come si fa ad eludere la politica in questo contesto, pretendendo di restare tanto «civico» e avulso da questioni di bandiera per poter svolgere la mansione anche di giudice di un Tribunale? Impossibile.

Essere poi finanche capo dell’opposizione significa essere a capo anche dei gruppi politici che fanno parte dell’opposizione di centrodestra. È a lui che si riferiscono i capigruppo e i consiglieri di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Se Maresca ha intenzione di candidarsi per il Parlamento della Repubblica, obiettivo mai smentito né da lui stesso né dai vertici della Lega, movimento verso cui si vocifera un avvicinamento, l’outing politico totale, di partito, sarebbe inevitabile. Ricordiamo, poi, a chi non ci avesse fatto caso, che della circoscrizione dell’Italia meridionale per le elezioni europee fanno parte sia Napoli che Campobasso, città ricadenti nelle regioni Molise e Campania che, insieme ad Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia, compongono il territorio dello stesso collegio elettorale. Se nel 2024 il dottor Maresca volesse candidarsi per il Parlamento europeo, le polemiche giungerebbero ancora una volta alle stelle e si ripeterebbe ciò che è già successo per la candidatura a sindaco di Napoli, avvenuta nello stesso territorio dove esercitava l’attività di pubblico ministero.