In Italia 3mila miliardi di debito pubblico, interessi pari a quattro finanziarie l’anno: l’ipoteca sul futuro dei giovani

Nella bolla del dibattito pubblico italiano, dove media e policy maker vivono una realtà parallela, è scomparsa la locuzione “debito pubblico”. Come se il nostro paese non avesse sulle spalle un fardello enorme che costa sacrifici, limita gli investimenti e tarpa il futuro delle nuove generazioni.
Colpisce, pertanto, lo spazio esiguo dedicato da testate tradizionali e digitali alla notizia della rilevazione della Banca d’Italia sul nostro debito nazionale. Secondo l’Istituto di via Nazionale, ad ottobre di quest’anno, l’esposizione del Belpaese nei confronti dei creditori è salita a 2.981,3 miliardi ad un tiro di scoppio, oramai, dai 3mila miliardi considerata una sorta di soglia psicologica.

Debito pubblico, le componenti

I numeri rivelano una realtà che dovrebbe essere fonte di enorme preoccupazione. Basti pensare, infatti, che nel mese di ottobre si registra uno dei più alti incrementi del debito negli ultimi mesi: più 19,9 miliardi di euro. Come spiegano da Bankitalia, l’aumento è dovuto principalmente alla necessità di coprire le spese pubbliche. Anche la parte del debito detenuta da investitori esteri è aumentata, fattore che riflette una crescente partecipazione internazionale nel finanziamento del debito italiano.
L’aumento del debito è stato principalmente causato dal fabbisogno delle amministrazioni pubbliche che ha comportato un aumento di 17,5 miliardi e dalla crescita delle riserve del Tesoro, pari a 2,7 miliardi. Alcuni fattori, come gli scarti e i premi legati all’emissione e al rimborso dei titoli, la rivalutazione dei titoli indicizzati dall’inflazione e i cambiamenti nei tassi di cambio, hanno invece provocato una leggera riduzione del debito, con una diminuzione di 0,2 miliardi. Se si analizzano i diversi settori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 19,8 miliardi, quello delle amministrazioni locali di 0,1 miliardo, mentre quello degli enti previdenziali è rimasto invariato.

Si incassa di più ma si spende di più

La cosa che maggiormente colpisce, però, è che il debito è aumentato nonostante un incremento delle entrate fiscali che, sempre a ottobre, sono aumentate di 42,4 miliardi, con un incremento del 4,8, rispetto a ottobre 2023. Da gennaio a ottobre le entrate totali sono state di 452,5 miliardi, con una crescita del 5,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tradotto in parole povere: lo Stato italiano incassa di più ma spende anche molto di più. Un divoratore di risorse che ha sempre fame e che non riesce a “mettersi a dieta” ponendo una enorme ipoteca sul futuro delle nuove generazioni.

Debito pubblico, le previsioni

Sono diversi i fattori che incidono su questo incremento, uno su tutti gli strascichi del Superbonus che bisognerà pagare ancora per lungo tempo. Ecco perché le previsioni di finanza pubblica non fanno dormire sonno tranquilli. Nonostante sia stato approvato dall’Unione europea, la previsione strutturale di bilancio indica che il rapporto debito/Pil a fine anno toccherà il 135,8 per cento. Poi si prevede che salga al 136,9 per cento nel 2025, il 137,8 per cento nel 2026 e il 137,5 per cento nel 2027.
Unica nota positiva è che nello scenario programmatico il rapporto deficit/Pil scenderà dal 3,8 per cento di quest’anno al 3,3 per cento nel 2025, al 2,8 per cento nel 2026 e sotto il tetto del 3 per cento chiesto dalle regole Ue, per attestarsi al 2,6 per cento nel 2027.

Privarsi di quattro finanziarie all’anno

Il 2025, dunque, potrebbe essere l’anno dell’arrivo ai 3mila miliardi di debito pubblico. Allo stesso tempo, però, giova ricordare che indebitarsi costa molto al sistema Italia. Secondo le indicazioni del governo di Giorgia Meloni, nell’anno in corso finiremo con il pagare quasi 100 miliardi di interessi. Nel corso del prossimo anno, la spesa dovrebbe salire a circa 112 miliardi di euro. Tenendo conto che quest’anno l’Esecutivo ha varato una manovra da 28 miliardi di euro, è come se ogni anno l’Italia si privasse di quasi quattro manovre finanziarie per far ricorso all’indebitamento. Ogni qualvolta cresce il debito, aumenta anche la rischiosità del sistema. Cosa accadrebbe se non ci fossero i soldi per pagare gli interessi? Il paese balla su questo rischio ogni anno. Per rompere il delicato equilibrio, basterebbe l’intervento negativo di una agenzia di rating o, peggio ancora, una congiuntura del mercato sfavorevole ai titoli di Stato e il nostro Paese ripiomberebbe nell’incubo dello spread e nel fantasma del default.
Certo, in questo momento c’è chi sta peggio in Europa, ma ciò non dovrebbe far calare il livello di attenzione che il Belpaese dovrebbe riservare all’argomento. Non dimentichiamo che il debito è una tassa sui giovani.