Il terrorismo islamico torna a colpire con forza il nord della Nigeria che è sempre stato epicentro di violenza e di estremo pericolo. Sabato 29 giugno tre attacchi hanno causato più di 30 vittime, stando agli ultimi dati pervenuti ed un’altra decina in gravissime condizioni all’ospedale di Maiduguri, la capitale dello stato di Borno. Nella stessa giornata sono stati colpiti un matrimonio, un ospedale ed il funerale delle stesse vittime della prima esplosione che si era tenuto nel pomeriggio, tutto nella cittadina di Gwoza al confine con il Camerun.

Boko Haram e le tre donne kamikaze

Gli attacchi sono stati rivendicati da Boko Haram, che sembrava un movimento terroristico in dismissione, e sono state utilizzate tre donne come kamikaze. Una di queste, a sentire le prime testimonianze, avrebbe avuto un bambino legato alla schiena quando si è fatta esplodere nell’affollato parcheggio del matrimonio. Il fenomeno delle donne kamikaze risale alla guerra in Libano degli anni ’80 quando Sana Khyadali, una ragazza di 16 anni, si fece saltare in aria alla guida di un’auto. In Iraq questo fenomeno si ampliò quando diverse donne si lanciarono contro i posti di blocco statunitensi per farli esplodere. Il fenomeno diventò ancora più comune fra i ceceni dove vennero chiamate le “vedove nere” perché molto spesso agivano per vendicare mariti, fratelli o figli caduti come martiri.  All’occupazione del teatro Dubrovka di Mosca c’erano ben 19 donne, tutte volontarie ed imbottite di esplosivo. Il fenomeno si è ovviamente ripetuto nella Striscia di Gaza ed in Afganistan, ma anche in Nigeria non è una novità.

Giovani rapite e costrette al martirio

Boko Haram ne ha fatto largo uso, ma in questo caso si tratta di ragazzine rapite e costrette ad uccidersi, senza nessuna predisposizione al martirio. Lo conferma il fatto che il network nigeriano utilizza giovanissime, anche di 7-8 anni che vengono convinte dalle famiglie a compiere questi atti terroristici. Boko Haram ha perso molta della sua importanza negli ultimi anni dopo la scissione e l’adesione di gran parte dei suoi seguaci ad Iswap, Stato Islamico dell’Africa Occidentale, che è diventata l’organizzazione jihadista più importante di questa area. Iswap controlla quasi completamente l’ex territorio di Boko Haram, mix di parole arabe ed hausa che significa che il modo di vivere all’occidentale è proibito, e sembrava essere sul punto di assorbire l’ex network terroristico nigeriano.

Boko Haram e le 40mila vittime

La nuova dirigenza del movimento ha invece lanciato una serie di proclami sui social e aveva parlato di possibili azioni e questo triplice attentato ne è la controprova. Boko Haram si era specializzato nel rapimento di giovanissime studentesse per convertirle all’Islam e per costringerle a sposare i miliziani e negli anni ha causato la morte di oltre 40mila persone e la fuga di oltre due milioni. Il presidente nigeriano Bola Tinubu ha fortemente condannato questi atti criminali ed ha promosso di rafforzare la lotta al terrorismo nelle province settentrionale del suo paese, rivendicando però i buoni risultati ottenuti fino ad oggi.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi