In politica superare la parola “opposizione” che porta chi perde a boicottare e chi vince a smentire se stesso

L’opposizione trovi un terreno comune, l’opposizione dev’essere ferma e unita su alcune proposte concrete, un campo largo deve opporsi al governo delle destre. Così tuonano la gran parte dei partiti della minoranza. Poi c’è Italia Viva che si smarca, sostenendo di rappresentare l’unica vera opposizione.
Opposizione, una parola che mi procura l’orticaria. Immaginate un circolo sportivo o magari culturale. Immaginate l’assemblea che elegge il consiglio direttivo. Immaginate adesso se i non eletti, delusi, si organizzassero per contrastare il governo del circolo, passassero il tempo a deriderlo e accusarlo con l’intento di ostacolarne l’operato. Il comportamento di questi delusi non eletti, sarebbe considerato meschino e costoro non avrebbero alcun seguito.

Ci si aspetterebbe infatti che anche il non eletto dia una mano, magari controlli, magari con sguardo critico, ma dia una mano, non boicotti. A nessuno verrebbe in mente che i delusi non eletti abbiano il compito di organizzarsi per opporsi. Tutti vorrebbero una maggioranza che governa e una minoranza che controlla proattivamente, in una serena dinamica di alternanza.
Ma la politica, quantomeno in Italia, funziona diversamente: chi perde le elezioni sembra chiamato a opporsi e se non lo fa con sufficiente forza, è accusato dai suoi stessi elettori. Come mai? Perché le culture politiche novecentesche, di sinistra e di destra, si fondano sulla retorica del nemico. Il nemico del popolo possono essere gli ebrei, i borghesi, gli industriali, la perfida Albione, gli yankees, poco importa, ciò che conta é affermare la propria identità attraverso l’indicazione di un nemico.

Senza dubbio la teoria marxiana del nemico di classe, ha concorso in modo decisivo a determinare questa cultura e la destra sociale e fascistoide ha avuto gioco facile in uno scimmiottamento più o meno efficace, così la società nel suo complesso ha finito per adottare il pensiero-contro come processo mentale prevalente. Con l’avvento del neo-populismo, il fenomeno si è accentuato e i populismi di destra e di sinistra si muovono col medesimo schema: non sei responsabile dei tuoi mancati successi, i responsabili vanno ricercati altrove, nelle multinazionali, nei profitti ingiusti, nella finanza, nell’establishment, nei poteri forti e chi più ne ha più ne metta. Così, chiunque governi non può che smentire quanto ha gridato fino al giorno prima quando apparteneva fieramente all’opposizione. Sì, perché dall’opposizione si indica il governante come il malvagio che impedisce la felicità degli individui e la sua sostituzione come la panacea di tutti i mali. Poi vai al Governo e scopri che ognuno, quando governa, fa sostanzialmente quello che può. Vale per Meloni oggi, è valso per la sinistra fino a ieri.

Il primo passo generativo dell’alternativa al bi-populismo, deve essere rappresentato dalla promozione del pensiero-per e quindi dall’adozione di un nuovo linguaggio. Mettere in cantina la parola “opposizione”, sarebbe il primo passo.