Il garante Ciambriello: “Deve stare in un luogo più sereno e curato”
In sedia a rotelle con due costole rotte, sta solo in cella: “A fargli compagnia c’è un topo. È dignità questa?”
“Mio figlio ha 38 anni, le costole rotte per una colluttazione che ha avuto in carcere. Sta sulla sedia a rotelle e avrebbe bisogno di un piantone ma dal carcere mi hanno detto che nessuno ci vuole andare. Vive da solo in una cella fatiscente. Mentre facevamo la videochiamata mi ha mostrato un topo, un ratto, che stava con lui in cella”. Sono queste le parole di preoccupazione della mamma di un detenuto ristretto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Il grido di dolore di una madre che conosce le condizioni fisiche e psicologiche di suo figlio, che da solo non riesce a fare nulla, ma che lei non può aiutare in nessun modo.
La vicenda del 38enne è nota anche al Garante dei detenuti della regione Campania, Samuele Ciambriello, che da mesi ne segue le evoluzioni. “Lo abbiamo visitato ripetutamente – ha detto al Riformista – Ha dei disagi, disturbi multipli ed è sulla sedia a rotelle. Tempo fa ha avuto un incidente stradale ed è anche stato in coma. Poi in carcere ha riportato la frattura alle costole, una vicenda che ha anche denunciato. In passato ha anche tentato il suicidio. È in isolamento ma dovrebbe stare in un luogo più sereno e curato. Con tutti i disagi che ha, certamente non è autosufficiente. E invece è in una stanza da solo e senza un piantone”.
Viene dunque spontaneo chiedersi: una persona in questo stato può badare a se stessa anche nelle più piccole cose come la sua igiene personale e la pulizia della sua cella? È davvero in grado di vivere da solo? La mamma racconta al Riformista che suo figlio ha già scontato 4 anni di carcere e gliene rimangono ancora 8. Ciambriello racconta che da tempo chiede il trasferimento in un altro carcere fuori dalla Campania. “Voleva fare i corsi dell’Università – continua la mamma – ma non c’è stato nulla da fare. È come se il carcerato fosse l’ultima ruota del carro, qualcosa che può finire in una pattumiera. Chi ha sbagliato deve pagare ma con dignità, non in mezzo all’immondizia e con i topi. Lui sta impazzendo lì dentro”.
Le foto della cella sporca, piena di spazzatura e del ratto sono rimbalzate sui social. “Può un detenuto con problemi di salute, che non riesce a pulirsi la cella, senza piantone, essere costretto a convivere con un ratto? – ha scritto Monica Bizaj attivista per i diritti i con #RecidivaZero – Da Santa Maria Capua Vetere passo e chiudo”.
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