La rasoiata chirurgica di Fabian Ruiz, una stilettata fatale per la Lazio del grande ex Maurizio Sarri, ha regalato al Napoli il primato in classifica ed uno scontro scudetto in stile anni ’80 contro il Milan. Domenica sera al Maradona si affronteranno le due capoliste sub iudice, che attendono ancora il recupero dell’Inter a Bologna per far di conto e capire chi davvero comanda il campionato. La squadra di Luciano Spalletti ha però davanti al proprio pubblico, al terzo sold out consecutivo in poco più di due settimane, la possibilità di dare un altro scossone alla classifica e al morale delle avversarie, dopo la vittoria all’ultimo respiro di Roma.

Un Napoli non bellissimo come quello di inizio stagione, quello ammirato all’Olimpico, ma feroce e determinato, solido in difesa e perentorio nella ricerca della vittoria dopo il pareggio spettacolare di Pedro. Un Napoli che ha finalmente ritrovato il suo capitano, Lorenzo Insigne, autore di un gol di grande tecnica e di un assist decisivo per il raddoppio di Ruiz. E anche Spalletti, che è sembrato di nuovo ben saldo al timone della barca azzurra, dopo qualche esperimento di troppo tra Cagliari e Barcellona. In città si respira una grande attesa per la sfida che rimette Napoli e Milan sulle tracce di quegli irripetibili scontri tra titani del secolo scorso, quando il Milan degli invincibili sfidava il più grande giocatore di tutti i tempi in anni memorabili per Napoli e per il calcio italiano, all’epoca punta di diamante e non triste periferia del football europeo.

Eppure, quella di Napoli è un’attesa sobria, composta, ben lontana dagli stereotipi grotteschi con cui la stampa sportiva del Nord, che per sua stessa ammissione ha altri “pubblici” di riferimento, è solita descrivere una città in cui si guarda bene dal mettere piede, emula di quell’Emilio Salgari che scrisse dell’Indocina senza mai essersi mosso da Verona. Sarà che il Napoli è partito con l’obiettivo della Champions e che nessuno, a parte qualche addetto ai lavori in cerca di protagonismo, pretende dalla squadra più di quello che sta facendo egregiamente: lottare, rimanere a contatto con il vertice, azzannare l’occasione se Inter e Juve, favorite d’obbligo alla vigilia, dovessero entrambe fallire. Ma sulla città, come su tutta l’Europa, pesa l’angoscia crescente per la guerra in Ucraina.

I napoletani stanno rispondendo con la consueta generosità alla richiesta di aiuti alla popolazione civile, colpita in modo atroce dai bombardamenti e dall’invasione dei carri armati russi. Ma oltre alla solidarietà si percepisce la paura per una guerra troppo pericolosa e vicina per non incidere sulla vita quotidiana di tutti. Fino a ieri al centro del dibattito politico cittadino c’era il patto per Napoli, oggi la cronaca segnala solo la camorra che è tornata a sparare. Tempi di guerra e non di pace, sperando che almeno il Napoli ci strappi un sorriso.