La procura di Caltanissetta ha aperto una inchiesta sul famoso dossier Mafia-Appalti, e cioè su un voluminoso e vecchio documento preparato dai Ros dei carabinieri che descriveva i rapporti tra la mafia corleonese e gli imprenditori del Nord. Lo ha deciso il procuratore De Luca, con un atto coraggioso che rompe una lunghissima assenza della magistratura siciliana. Perché? Perché questo dossier non è vecchio: è vecchissimo. Risale al 1992 e se nel ‘92 fosse stato messo a frutto, e se all’epoca la magistratura di Palermo che lo aveva in mano avesse aperto delle indagini, probabilmente la mafia, e soprattutto quel pezzo di economia nera del Nord che alla mafia era collegata, avrebbero subito un colpo devastante.

Non a caso era stato Falcone a dare l’incarico ai Ros di indagare. E aveva seguito il loro lavoro, che aveva portato a scoperte clamorose. E non a caso, dopo la morte di Falcone era stato Paolo Borsellino a chiedere ripetutamente che quel dossier gli fosse assegnato. In realtà gli fu assegnato, dal procuratore di Palermo Giammanco, con una telefonata che Borsellino ricevette alle sette di mattina del 19 luglio 1992 al telefono di casa. Probabilmente era contento. Però non ebbe il tempo di commentare la notizia perché nel primo pomeriggio fu ucciso assieme alla sua scorta. I sostituti procuratori che avevano il dossier in mano, in realtà, ne avevano chiesto l’archiviazione prima ancora di quel giorno. E la ottennero – l’archiviazione – pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio. Da quel momento il dossier scomparve e scomparve tutto il lavoro dei Ros guidati dal colonnello Mori e dal capitano Di Donno.

Le indagini sull’uccisione di Borsellino non seguirono mai la pista del dossier. Ci fu molto folclore, in quelle indagini, ma poca sostanza. Anzi, furono davvero dilettantesche e sciagurate. Finirono su una falsa pista, aperta da un falso pentito, un certo Vincenzo Scarantino, probabilmente guidato da uomini dello Stato. Il depistaggio servì a tenere per anni la magistratura lontana dalla traccia giusta. E poi, con grande sostegno mediatico – Santoro, La 7, Il Fatto Quotidiano e molti altri – arrivò la grande indagine sulle trattative Stato Mafia che – seppure in modo oggettivo ed evidentemente non volontario- furono un nuovo depistaggio. Si disse e si gridò ai quattro venti che Borsellino era stato ucciso perché aveva avuto sentore della trattativa. E ci vollero più di dieci anni per capire, con una sentenza devastante della Corte d’Appello di Palermo, che era una bufala, e che si era perso altro tempo. E per di più erano stati imputati proprio i Ros di Mori, cioè gli unici che la mafia l’avevano combattuto davvero.

Perché tanto interesse per l’ipotesi della trattativa? Perché tra gli imputati c’era Marcello dell’Utri, e quindi la possibilità di coinvolgere Berlusconi, il quale ha tanti difetti e tante colpe ma, ad occhio e croce, tra tutti i leader della prima e della seconda Repubblica è l’unico che la mafia non l’ha mai conosciuta.

Ora sarà difficile, ripartendo da quel dossier, ricostruire i rapporti tra corleonesi e Nord Italia. Quasi tutti i protagonisti di quegli affari non ci sono più, o sono molto vecchi, o sono all’ergastolo. L’ex Pm Di Pietro sostiene che le sue inchieste del ‘92 puntavano proprio alla Sicilia e a mafia-appalti e che l’archiviazione del dossier fu un colpo mortale.

Naturalmente c’è da chiedersi: perché fu archiviato quel dossier, su richiesta dei Pm Scarpinato e Lo Forte? Io questa domanda l’ho sollevata diverse volte, insieme a pochi altri giornalisti. Ma mi è costato caro farlo. Ogni volta mi sono beccato una querela, e ora sono sotto processo – insieme al mio collega e amico Damiano Aliprandi – e tutti sanno che vincere un processo con un magistrato è cosa difficilissima. Adesso a fare la domanda è il procuratore di Caltanissetta. Finirà sotto processo anche lui per “lesa maestà della procura di Palermo”? Beh, se Scarpinato è un ex magistrato coerente dovrebbe effettivamente querelarlo…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.