Serve una vera riforma
Inchiesta Open conferma che in Italia c’è una magistratura deviata
Caro Direttore,
due giorni fa la Cassazione ha sancito l’illegittimità del sequestro dei telefonini, dei documenti e dei computer disposto nei confronti dei finanziatori della Fondazione Open, che aveva contribuito al finanziamento della Leopolda, lo scorso novembre nell’ambito di un’inchiesta per presunto finanziamento illecito ai partiti. La notizia ebbe all’epoca un risalto mediatico straordinario: decine di imprenditori furono svegliati all’alba del mattino da un’irruzione della Guardia di Finanza. Un dispiegamento di forze degno di un’operazione antimafia, palesemente sproporzionato rispetto al reato contestato. Un’operazione che, guarda caso, arriva poco dopo la fondazione di Italia Viva e che, mio parere, incide anche sul consenso del partito.
Il fatto interessante è che i due pm non sono nomi sconosciuti alla cronaca: sono infatti gli stessi che disposero l’arresto dei genitori di Matteo Renzi, arresto poi dichiarato illegittimo, anche questa volta, dalla Cassazione. Nessuno vuole mettere in dubbio che l’operato della magistratura, sia, nella maggior parte dei casi, giusto e trasparente. Allo stesso tempo, anche in seguito alla vicenda Palamara, appare chiaro come esista un pezzo di magistratura deviata, che utilizza il potere per scopi politici. Ci siamo passati con Silvio Berlusconi, lo vediamo oggi con Matteo Renzi. Il vero nodo della matassa, però, non riguarda tanto l’operato dei magistrati, ma la sottomissione psicologica della politica di fronte a una vera e propria cultura giustizialista che permea anche parte dell’opinione pubblica del Paese, a partire dai quotidiani che, salvo poche eccezioni di cui il tuo giornale rappresenta un fulgido e virtuoso esempio, sono sempre pronti a sbattere il mostro in prima pagina per poi relegare le assoluzioni a un trafiletto in decima. Intanto, il danno è compiuto, ma non solo: la vittima del fango mediatico e giudiziario non si vedrà mai ripagata dell’ingiustizia subita.
Eppure, se un medico sbaglia, viene processato e condannato. Un magistrato, che ha a che fare con la libertà delle persone, valore non meno prezioso della salute, non paga mai invece. Ecco perché dico che la Politica dovrebbe avere uno scatto d’orgoglio, riappropriarsi del suo ruolo. I partiti dovrebbero sedersi ad un tavolo e dare al Paese una riforma della giustizia vera, che ripristini la separazione dei poteri oggi palesemente compromessa. Andrebbe varata, accanto a ciò, una legge più efficace dell’attuale sulla responsabilità civile dei magistrati. Mi spingo oltre: servirebbe una riforma delle misure cautelari, il cui utilizzo, soprattutto per ciò che riguarda l’arresto, andrebbe circoscritto ai delitti contro la persona.
Il faro dovrebbe essere, molto banalmente, la Costituzione: la Carta sancisce a chiare lettere il principio di non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato, così come recepisce i principi del giusto processo e la separazione dei poteri. Basterebbe, banalmente, applicare quei capisaldi dello Stato di diritto. Esiste poi un tema di fondamentale importanza che Matteo Renzi denunciò all’epoca del sequestro in Parlamento, inascoltato purtroppo dalle altre forze politiche. Quello sul finanziamento ai partiti. Nonostante questo sia stato il Paese di Mani Pulite, nessuno ha mai affrontato seriamente la questione. Vogliamo lasciare che siano i privati a finanziare i partiti? E allora, con trasparenza e regole certe, tuteliamoli dalle invasioni di campo dei pm. Oppure, ripristiniamo il finanziamento pubblico. Discutiamone, partendo da un principio: fare politica ha un costo e la democrazia non può avere un prezzo, come mi piace ricordare anche a chi sostiene lo sciagurato taglio del numero dei parlamentari millantando presunti risparmi.
© Riproduzione riservata