L'operazione della DDA
Inchiesta sulla sanità lucana, oltre 100 indagati: nel mirino il governatore Bardi, arrestato capogruppo FI Piro e il neo-senatore Rosa
Oltre cento indagati e due misure cautelari che hanno coinvolto dei ‘big’ della politica locale, il capogruppo di Forza Italia in Regione, Francesco Piro, e l’assessore regionale all’Agricoltura (sempre in quota Forza Italia) Francesco Cupparo.
È l’inchiesta che questa mattina ha alzato un polverone in Basilicata, una operazione della DDA di Potenza condotta da Polizia e Carabinieri sulla sanità regionale. Forze dell’ordine che stamane hanno anche perquisito l’ufficio del presidente della Regione, Vito Bardi: il governatore ha consegnato agli investigatori il suo telefono cellulare e risulta indagato negli atti dell’inchiesta.
Al centro dell’inchiesta vi sarebbe in particolare la costruzione del nuovo ospedale di Lagonegro, nell’area sud della regione. Altro ospedale coinvolto nell’inchiesta è il San Carlo, il più importante della Regione con sede a Potenza: anche qui stamattina le forze dell’ordine hanno effettuato perquisizioni.
Tra gli indagati figura anche Rocco Leone, ex assessore lucano alla sanità e attualmente consigliere regionale di Fratelli d’Italia, a cui è stato notificato l’obbligo di dimora a Policoro. Ma tra le persone coinvolte risultano anche manager della sanità: è il caso del direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, Giuseppe Spera.
Indagati anche gli assessori Francesco Fanelli (ex all’Agricoltura, ora alla Sanità) e Donatella Merra (Infrastrutture), entrambi della Lega; agli arresti domiciliari il sindaco di Lagonegro (Potenza), Maria Di Lascio. Altro indagato ‘eccellente’ è Gianni Rosa, appena eletto al Senato nelle elezioni dello scorso 25 settembre con Fratelli d’Italia: ex assessore all’Ambiente in Regione dalla primavera del 2019 fino allo scorso febbraio, per lui l’accusa è di abuso d’ufficio in concorso con il governatore Bardi e gli altri quattro assessori lucani in carica nell’aprile del 2020 (Francesco Fanelli, Rocco Leone, Francesco Cupparo e Donatella Merra).
Nelle carte dell’inchiesta la vicenda che li vede coinvolti viene definita “un disegno criminoso” volto alla “eliminazione” di Massimo Barresi, all’epoca dei fatti direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, “e al suo conseguente licenziamento“. Barresi è effettivamente decaduto dall’incarico il 6 agosto 6 agosto 2020 dopo una sentenza del Tar Basilicata e il giorno dopo la giunta nominò così commissario del San Carlo Giuseppe Spera (attuale direttore generale), a sua volta indagato e sottoposto a divieto di dimora nel capoluogo lucano.
Nel mirino dell’indagine della Direzione distrettuale antimafia è finita anche la gestione dell’emergenza Covid nella fase iniziale della pandemia, a marzo del 2020, quando due famiglie di Potenza hanno denunciato l’effettuazione tardiva dei tamponi per i loro congiunti poi deceduti.
“Si va avanti in un momento di crisi senza precedenti“, ha detto il presidente della Regione Bardi all’Ansa. “Sono come sempre disponibile a collaborare con gli inquirenti per chiarire ogni aspetto“. Fonti vicine al governatore lucano hanno inoltre sottolineato che le delibere oggetto dell’inchiesta “sono atti pubblici, approvate senza secondi fini“. Per quanto riguarda i tamponi, Bardi ha sottolineato di “non aver ricevuto alcun favore“.
Il quadro più grave emergerebbe a carico di Francesco Piro, non a caso sottoposto a custodia cautelare in carcere. Secondo gli inquirenti di Potenza il capogruppo di Forza Italia, candidato anche nell’ultima tornata elettorale del 25 settembre, aveva “relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata” e “non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi“.
Stando a quanto scrive il procuratore Francesco Curcio, nel corso dell’ultima campagna elettorale “alcuni degli indagati strumentalizzavano la loro funzione pubblica per effettuare delle ritorsioni contro soggetti che erano ritenuti non disponibili a sostenere Piro“, candidato con Forza Italia. In particolare il sindaco di Lagonegro Maria Di Lascio avrebbe chiesto, senza riuscirvi, a funzionari di società che gestiscono le reti di telefonia mobile, di disattivare i ponti radio da loro gestiti per impedire così il traffico telefonico in determinate zone del lagonegrese dove abitavano i non-sostenitori di Piro, affinché fosse di fatto impedito loro di usufruire del servizio telefonico mobile.
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