Inchiesta sulle ‘ndrine anomala, il pm Mescolini sarà trasferito

«Meglio tardi che mai. Se permette, lo considero il più bel regalo di Natale: non per il sottoscritto, ma per la giustizia e per tutto il Paese». Giovanni Paolo Bernini, dirigente di Forza Italia e già assessore del Comune di Parma in una giunta di centrodestra, interviene dopo la decisione del Csm di aprire a carico di Marco Mescolini, procuratore di Reggio Emilia, una pratica per il trasferimento per “incompatibilità ambientale”. Il politico forzista era stato accusato, prima di essere assolto, di voto di scambio politico mafioso. Mescolini aveva chiesto, poi non accolta, la custodia cautelare in carcere per Bernini. L’ex assessore si era sempre difeso dicendo che non aveva bisogno di pagare per essere votato, avendo sempre riscosso la fiducia delle persone.

Dottor Bernini, allora aveva ragione: alla Procura di Reggio Emilia molte cose non andavano?
Guardi, a settembre del 2016, dopo essere stato indagato, avevo presentato un esposto al Csm in cui raccontavo in maniera molto dettagliata il modo in cui erano state condotte le indagini sull’infiltrazione dell’ndrangheta a Reggio Emilia dall’allora pm Mescolini, poi nominato procuratore due anni più tardi.

E poi c’è stato il suo libro?
Certo, nell’aprile del 2019 pubblicai un libro, Storie di ordinaria ingiustizia, in cui ripercorrevo tutto quello che era successo.

Quindi non c’era bisogno delle chat di Mescolini con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara per capire quello che era l’andazzo?
Infatti. Le chat hanno solo confermato ciò che era noto a tutti. Il Csm aveva messo a capo della Procura di Reggio Emilia un magistrato che doveva gestire determinati fascicoli. “Su Reggio fai di tutto per chiudere. È importante per tutto”, lo disse Mescolini a Palamara prima di essere nominato, non io. Spero che Mescolini chiarisca perché era di vitale importanza la sua nomina a procuratore di Reggio Emilia.

Palamara, nel frattempo, è stato radiato dalla magistratura.
Il tentativo di far pagare tutto a Palamara è fallito. Ci deve essere una operazione verità. Spero che l’ex pm si decida a raccontare quello che è successo in questi anni. Ho saputo che sta scrivendo un libro. Bene: vanno individuati i mandanti, bisogna capire chi ha condizionato l’attività giudiziaria delle Procure negli ultimi due decenni.

Sul caso Mescolini ci sono state anche otto interrogazioni parlamentari di cinque gruppi diversi.
Sì. Mescolini invece è stato “difeso” dal Pd, il partito che governa Reggio Emilia dal dopo guerra, e dalla Cgil. Questo dovrebbe far riflettere. Quando mai un partito politico manifesta sostegno al procuratore della città?

Anche alti magistrati hanno voluto esprimersi su questa indagine contro l’indrangheta.
Certo. Perplessità sulla conduzione delle indagini sono state manifestate dell’allora procuratore generale di Bologna Roberto Alfonso e dal sostituto della Dna Roberto Pennisi, intervistati dal Riformista, uno dei pochissimi giornali che ha cercato di fare luce su questa vicenda.

Metà dei sostituti della Procura di Reggio Emilia avrebbero presentato un esposto in cui lamentano poca circolarità informativa da parte del procuratore.
Un altro aspetto su cui far chiarezza.

In Emilia Romagna c’è stato, allora, un condizionamento?
Mi pare evidente che le Procure siano state condizionate dalla sinistra giudiziaria con indagini a senso unico.

Solo contro Forza Italia?
Dico semplicemente che non è pensabile che la sinistra che governa ininterrottamente dal 1945 l’Emilia Romagna e soprattutto Reggio Emilia, epicentro riconosciuto dei clan calabresi al Nord, non abbia mai avuto contezza dell’ndrangheta. A Reggio Emilia i cutresi, lo ripeto ancora una volta, hanno fatto per anni ogni genere di affare: appalti, costruzioni, servizi. E vogliamo credere che ciò sia avvenuto senza l’avallo del territorio?