Sono stati ascoltati lunedì 8 aprile presso il tribunale di Bari il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli e Alessandro Cataldo (marito dell’ex assessora regionale del Pd Anita Maurodinoia), i principali indagati nell’inchiesta «Sandrino». I due sono accusati di associazione finalizzata alla corruzione elettorale. Cataldo nello specifico, secondo la procura sarebbe il promotore di una organizzazione che avrebbe inquinato le elezioni amministrative di Bari (2019), Grumo Appula (2020) e Triggiano (2020), oltre che le Regionali del 2020.

Inchiesta Bari, Cataldo: “Nessun sistema Sandrino”

Tra le persone coinvolte negli approfondimenti c’è anche Maurodinoia, dimessasi dalla giunta di Michele Emiliano appena ricevuta la notifica che comunicava l’inserimento dell’assessora nel registro degli indagati. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia con la gip Paola Angela De Santis, Cataldo si è definito innocente smentendo tutte le accuse a suo carico. «Non ho mai comprato voti e non esiste un sistema Sandrino», ha spiegato il fondatore di Sud al cento, lista civica attraverso cui era stata eletta la moglie nelle elezioni del 2019 a Bari (facendo registrare il record storico di oltre 6mila preferenze). A margine del confronto Mario Malcangi, avvocato dell’imprenditore triggianese, aveva dichiarato: «È tutto nato da una suggestione investigativa, ha negato il pagamento di 50 euro a voto. I problemi di corruzione elettorale sono documentati, ma non sono in alcun modo ascrivibili né fanno capo a lui. Era il coordinatore della campagna elettorale, ma le ipotesi criminose non sono ascrivibili a lui».

La stessa mattina era stato sentito anche Antonio Donatelli, ormai ex primo cittadino di Triggiano e presunto beneficiario del sistema di compravendita elettorale. Il legale Giuseppe Modesti aveva spiegato: «Non ha potuto disconoscere ovviamente che conosceva Cataldo e De Francesco ma era totalmente all’oscuro di qualunque reato commesso da questi due o da altri, premesso che bisogna ancora dimostrare che questi abbiano commesso dei reati». Ad inizio marzo invece era stato il turno di essere ascoltati per Giacomo Olivieri e Maria Carmen Lorusso, protagonisti dell’inchiesta Codice Interno che aveva portato all’arresto di 130 persone tra cui una consigliera comunale (eletta a destra e passata poi tra i banchi di Sud al Centro). Lorusso appunto, moglie di Olivieri che in passato era stato un consigliere regionale. Ad oggi sono solo tre le ordinanze annullate, tutte riguardanti imprenditori al momento ancora sotto indagine. Nei prossimi giorni Olivieri potrebbe chiedere di essere interrogato, dopo che ad inizio marzo sia lui che la moglie avevano comunicato che sarebbero stati pronti a parlare solo dopo aver avuto chiari tutti gli atti d’indagine.

È di mercoledì sera invece la notizia dell’arresto di Alfonsino Pisicchio, di suo fratello Enzo e di altre cinque persone (una finita in carcere, quattro agli arresti domiciliari, due destinatarie del divieto di esercitare le attività professionali per 12 mesi). Anche Pisicchio, come Maurodinoia, ha fatto parte della giunta regionale. Nella precedente consiliatura era stato (anche lui) assessore ai trasporti. In questo caso le accuse sono di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Enrico Filotico

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