Nuovi dettagli emergono dalle indagini sulla strage di Mestre costata la vita a 21 persone oltre ad almeno altri cinque feriti che lottano tra la vita e la morte da alcuni giorni. Un dossier redatto da tecnici nel 2017 segnalava già la necessità di sostituire i guard rail su entrambi i sensi di marcia del Nuovo cavalcavia superiore di Marghera.

La squadra di esperti, nominati dal Comune di Venezia, faceva riferimento a una raccomandazione dell’Ue approvata nel 2012 che prevede criteri unici per tutti gli Stati membri, tra cui “l’innalzamento e l’ispessimento dei parapetti sulle strade ad alta circolazione”.

L’accesso a una scaletta che non esisteva più

Tra i fogli del progetto originale del viadotto, redatto dalla Società Autostrade di Venezia e Padova e risalente al 1967, c’è anche il disegno della famigerata “scaletta” che collegava la strada sottostante al marciapiede di servizio che costeggia la carreggiata nel punto della tragedia del bus.

In quel preciso punto la protezione d’acciaio non copriva due metri, lasciando un buco rivelatosi fatale secondo molti, come dimostrano le tracce lasciati dagli pneumatici sulla linea bianca esterna, che si interrompono proprio dove il guard rail lasciava il varco. La scaletta fu rimossa addirittura ai tempi in cui l’anas gestiva il tratto stradale, poi passato sotto la giurisdizione del Comune. Oltre vent’anni senza messa in sicurezza di un buco visibilmente pericoloso.

Il buco che non serviva a nulla lasciato così per vent’anni

Difficile che in caso di impatto il guard rail presente in quel tratto potesse reggere, sta di fatto però che la perizia disposta dal procuratore capo di Venezia si concentra proprio sul “buco” di due metri in cui è finito il bus elettrico. Nel progetto esecutivo dei lavori finanziati col Pnrr si legge che il cavalcavia, “completato alla fine degli Anni Sessanta, non è stato oggetto di interventi di manutenzione straordinaria e rinforzo strutturale successivi alla sua realizzazione”. Anche in questo testo, come nel report dei tecnici Ue, si parla di “adeguamento normativo e consolidamento”.

Nel loro rapporto i tecnici avevano osservato anche casi di “ammaloramento delle fasce metalliche dovuto agli effetti degli agenti aggressivi esterni”, come la ruggine. In particolare si sottolineava l’esigenza di una manutenzione straordinaria, compreso il rifacimento delle solette sulle quali si reggono le putrelle di sostegno dei parapetti. Nell’elenco dei “to do” anche la pavimentazione, che avrebbe dovuto sopportare il peso di barriere più moderne, ma anche più pesanti.

Brugnaro, il Comune non poteva cambiare il guardrail

“Il cavalcavia è un’infrastruttura degli anni ’60 passata al Comune una quindicina di anni fa. Noi abbiamo fatto le manutenzioni che la legge ci consentiva di fare. Se mi chiede perché non abbiamo pensato di cambiare il guardrail le rispondo che non potevamo farlo”.

Lo dichiara al Corriere della Sera il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. “Serviva un progetto unitario, che è stato approvato l’anno scorso – aggiunge – per cui abbiamo stanziato oltre sei milioni di euro anche di fondi Pnrr e i cui cantieri sono già in corso.

L’iter è stato avviato nel 2016 con i primi rilievi. Per sostituire la barriera di protezione bisogna intervenire anche sulla piattaforma stradale e sui pilastri, insomma su tutta la struttura”. Il sindaco assicura che il ponte era omologato, “per la legge era in regola. Il problema semmai è un altro: non doveva essere in capo al Comune.

 

Redazione

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