A quando i fatti?
Inferno carcere, da 74 anni la Costituzione non entra in cella
La relazione al Parlamento del garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale è stata trasmessa, quest’anno, in diretta televisiva. Non solo i numerosi autorevoli presenti – tra cui il Presidente della Repubblica, la Presidente del Senato, il ministro della Giustizia, onorevoli e senatori – hanno potuto ascoltare le parole di Mauro Palma, ma anche «taluni nei luoghi di cui tratta la Relazione», come ha specificato lo stesso garante. Il pensiero si è allora allontanato da quella bella sala e ho immaginato una stanza della casa circondariale di Poggioreale, dove otto detenuti, stremati dal caldo, hanno il televisore acceso e seguono quanto sta accadendo nella Capitale. «Parlano di noi… della situazione delle carceri… quanta bella gente… ci sta pure il Presidente… Silenzio che inizia!».
Alle parole di saluto della Presidente del Senato, che afferma, tra l’altro, «occorre un cambio di passo… c’è un’urgenza morale di trovare soluzioni…», i detenuti applaudono e, quando il loro applauso si unisce a quello dei presenti in sala, l’entusiasmo è grande. «La signora è la seconda carica dello Stato… Avete visto, pure la prima, il Presidente, ha applaudito… d’accordo… applaudono tutti… e poi ha citato anche Voltaire, la civiltà di un Paese si misura dalle sue carceri… questa frase non so quante volte l’ho sentita, la dicono tutti, ma questa volta pronunciata da chi e a chi ha il presente e il futuro della nazione in mano, ci può far ben sperare…». All’analisi precisa, puntuale e, come sempre, garbata del garante, che ha come filo conduttore il tempo, declinato sia come quello della pena che va riempito di contenuti sia come urgenza ad intervenire, i detenuti si scambiano parole di sconforto: «Il nostro tempo è vuoto… già! Un vuoto a perdere… a perdere per noi e per la società… un tempo che dovrebbe mirare al recupero sociale, ed invece l’ozio ci abbrutisce e ci rende peggiori…».
E quando il garante afferma: «Il tempo è necessario e non va sprecato, perché è un regalo, un regalo che non si conserva», alzano le braccia verso lo schermo annuendo. Sovraffollamento, pandemia, emergenza sanitaria, cattiva informazione, immigrati, Rems, ergastolo ostativo, misure alternative, provvedimenti da adottare sono i temi toccati da Mauro Palma. Un esame approfondito della situazione reale, nel segno della Costituzione dove – come è stato evidenziato – la parola «solidarietà» compare già nel suo secondo articolo, mentre la parola «emergenza» non c’è e l’aggettivo «eccezionale» è richiamato solo per contenere i poteri non per estenderli. Nella stanza sempre più calda – ormai sono quasi le 12 e il sole è alto – gli otto telespettatori condividono quelle parole: «La solidarietà la conosciamo solo tra noi… e, a volte, la dobbiamo ricambiare… qua è tutta un’emergenza. Dicono “ti mando al fresco” quando ti arrestano e il caldo ci uccide, nemmeno un ventilatore ci danno, qui l’eccezione è la regola».
Dopo gli interventi degli altri componenti l’Ufficio del garante, Daniela De Robert ed Emilia Rossi, gli applausi dell’intera platea hanno sancito la fine della presentazione e, mentre il pubblico in piedi attendeva l’uscita del Presidente della Repubblica, ecco che il pensiero lascia Poggioreale e fa apparire sul palco uno degli otto detenuti. «Scusate signori belli! Un minutino di attenzione… Innanzitutto voglio ringraziare il Garante…una fotografia della situazione fedele e completa… le cose da fare sono chiare … qui ci siete tutti, o quasi… ma comunque quelli che possono contare… Noi contiamo solo gli annunci, le promesse non mantenute. Dal 1948 ad oggi sono 74 anni che la Costituzione non entra in carcere; dal 1975 ad oggi sono 47 anni che attendiamo l’applicazione concreta dell’ordinamento penitenziario; dal 2013 ad oggi, sono 9 anni che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato il nostro Paese per palesi violazioni di norme e per trattamenti inumani e degradanti e nulla, o comunque poco, è stato fatto. Come ha detto il garante il tempo è importante e di tempo ne è passato davvero tanto. I vostri applausi che stanno a significare? Riempiamoli di contenuti, di fatti, di azioni seguendo la linea già tracciata e indelebile della Costituzione». La sala si è ormai svuotata e un gentile commesso mi riporta alla realtà. Tutti corrono, con o senza scorta, al lavoro quotidiano. Vi sarà tempo per i detenuti?
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