Fact-checking
“Ingresso nei supermercati in ordine alfabetico e una volta a settimana”, cosa c’è di vero sugli audio virali su WhatsApp

L’incubo lockdown corre sulle chat di WhatsApp. Non una novità, dato che già durante la prima ondata dell’epidemia italiana di Coronavirus erano stati diffusi, diventando virali, diversi messaggi audio (e non solo) contenenti bufale o disinformazione sull’andamento del contagio, su cure miracolose o su complotti vari dei poteri forti contro “il popolo”.
Oggi, col rischio di una nuova serrata per tentare di invertire la curva epidemiologica che impenna sempre più, tornano a fare capolino simili messaggi. In Campania è particolarmente virale un audio di un uomo che fornisce il ‘retroscena’ sull’inizio del lockdown grazie ad un “amico che lavora in Regione dove hanno avuto già il comunicato”.
Nell’audio si sente l’autore parlare di chiusura che parte “mercoledì 4 novembre e dura fino al 7 dicembre”, con le attività che riaprirebbero “all’Immacolata”. Ipotesi che per ora non trova conferme praticamente in nessuna indiscrezione di stampa e che, in quanto tale, va presa con le molle.
Ma il messaggio non si ferma e sgancia una seconda ‘bomba’, anche questa senza alcuna base solida. Nell’audio, che in Campania circola in maniera ossessiva nelle chat, si fa riferimento ai supermercati che durante il lockdown “chiuderanno alle ore 15” e che “per evitare i furbetti che vanno più volte al giorno, tutti i giorni, si andrà in ordine alfabetico”, potendo recarsi a fare le compere di prima necessità “una sola volta alla settimana”.
Tutte ipotesi che si scontrano con quanto già accaduto durante il primo lockdown, che dal punto di vista scientifico ha abbattuto la curva dei contagi. La chiusura delle attività non essenziali decisa nel marzo scorso dal governo Conte non presentava alcuna restrizione sugli orari (con deroghe a livello regionale), mentre come tutti ricordano non vi era alcun obbligo di ‘uscita’ in ordine alfabetico e soprattutto alcun divieto di uscire più di una volta alla settimana. Insomma, non vi sono al momento ragioni per pensare ad un lockdown ancora più restrittivo rispetto a quello già sperimentato con successo da marzo.
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