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Insigne come Manfredi, la solitudine (e gli affanni) dei numeri primi

La sfortuna ci vede benissimo. Così una comica capocciata del centravanti dell’Empoli ha condannato il Napoli a un’immeritata ma non imprevedibile sconfitta. Dopo l’Europa League, la squadra di Luciano Spalletti è apparsa stanca, condannandosi ad un giro palla sterile e ad inseguire le folate degli intraprendenti toscani. Il resto lo hanno fatto ancora una volta gli infortuni, togliendo dal campo i migliori dell’ultimo periodo, Zielinski ed Elmas, e costringendo Lorenzo Insigne agli straordinari.
Ma il capitano, al rientro, è sembrato la controfigura di se stesso sprecando un paio di occasioni nitide con tiraggiro da dimenticare. Quella di Insigne è una telenovela agli sgoccioli, almeno a prendere sul serio le ultime proposte di rinnovo al ribasso di Aurelio De Laurentiis e la risposta piccata dell’agente del giocatore. Per il Napoli, che potrebbe perdere subito o vedere accasato altrove da giugno il suo giocatore più rappresentativo, sarà un mercato invernale movimentato, a giudicare dall’improvviso sentimental journey di Manolas in Grecia, conclusosi tra fumogeni e sciarpate dei tifosi dell’Olympiakos. Epilogo romantico, che aggrava l’emergenza in difesa per gli azzurri. Serve un nuovo difensore centrale, senza dimenticare la cronica emergenza sulle fasce, dove le condizioni di salute di Di Lorenzo e Mario Rui contano più del terzo tardivo miracolo di San Gennaro. Per Spalletti, che attende con ansia il rientro di Koulibaly ed Osimhen, un’altra incognita, oltre all’incerto destino della Coppa D’Africa.
Di sicuro, per ora, ci sono il Milan, sfida di alta classifica tra incerottate, e il play off contro il Barcellona a metà febbraio. Della nuova sfida ai catalani, a De Laurentiis sembra interessare più che altro l’incasso al Maradona, visto il tweet entusiasta a cui mancava solo il simbolo del dollaro. Il presidente sta faticosamente mettendo ordine nei conti della società, mentre è costretto a sfogliare la margherita tra il Napoli e il Bari, forse finalmente avviato verso la B. Il caso Salernitana gli suggerisce infatti di scegliere presto, per evitare ricatti e commissariamenti, ma vendere è un problema molto più serio delle periodiche polemiche sulla pizza e il mandolino.
Anche il sindaco Manfredi punta a rimettere i conti in ordine, ma la sua appare un’impresa disperata: la norma in favore dei comuni indebitati, non ancora approvata, non gli garantisce al momento più di 85 milioni, e le regole di gestione degli enti locali in predissesto legano le mani alla giunta. la politica è debole e il suo appello alla classe dirigente della città ha avuto tiepida accoglienza. Il “dibattito cittadino” preferisce concentrarsi sul pasticciato intreccio tra i platani e le luminarie natalizie del Vomero, mentre l’alleanza di Secondigliano prende possesso dei quattro cantoni della città nell’indifferenza generale. Manfredi si sente solo, ed è difficile dargli torto.
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