Intercettato per ben 500 volte in tre anni nonostante fosse un senatore e c’era bisogno dell’autorizzazione alla camera di appartenenza come previsto dall’articolo 68 terzo comma della Costituzione. Intercettato mentre parlava “con un amico fraterno” sospettato dai magistrati della procura di Torino di essere l’imprenditore scelto dalla ‘ndrangheta per aggiudicarsi degli appalti.

Un incubo durato anni e che ora potrebbe vedere quei magistrati pagare per gli errori commessi. Nei giorni scorsi è stata avviata l’azione disciplinare da parte del Procuratore generale della Corte di Cassazione (Luigi Salvato) nei confronti dei magistrati di Torino Gianfranco Colace e Lucia Minutella che procedono verso l’ex senatore del Pd Stefano Esposito.

“Sono stato intercettato 500 volte in 3 anni perché parlavo con un amico fraterno” ha raccontato in una intervista a “Il Giornale” l’ex senatore dem. Ancora oggi non riesce a darsi una spiegazione del perché di quell’azione nonostante “dopo 10 giorni mi avevano identificato e avevano capito che ero un senatore”.

Il bersaglio dei magistrati di Torino “era Giulio Muttoni, imprenditore molto noto nel settore dei concerti. Io parlavo con lui, era lui che veniva ascoltato, sia chiaro. Solo che al telefono si discute in due e ogni volta che io componevo il suo numero o viceversa, partiva la registrazione”. Con Muttoni l’ex senatore ha un rapporto fraterno (l’imprenditore è padrino di battesimo di una delle sue tre figlie). Esposito è stato intercettato per tre anni, dal 2015 al 2018: “Ufficialmente rientro nel grande calderone della cosiddetta Bigliettopoli, ovvero favori in cambio di presenze omaggio agli eventi musicali, ma in realtà la mia vicenda non c’entra niente”. In sostanza? “Nel 2010 Muttoni mi presta 150mila euro. Attenzione: con tanto di bonifico, non in nero o altro modo opaco. Sono soldi che mi servono per comprare una casa. L’anno dopo glieli restituisco”.

Da qui nasce la tesi della procura: “Nel 2015 lui subisce una interdittiva antimafia e io gli consiglio un avvocato. Per la procura mi do da fare per aiutarlo e il tutto viene ricollegato al prestito saldato quattro anni prima. In ogni caso, nel 2015 parte l’indagine, prima sui di lui e poi a cascata su di me, e cominciano le intercettazioni. Che mi colpiscono di rimbalzo, ma centinaia di volte”.

Poi il rinvio a giudizio di un processo dopo anni ancora alle battute iniziali: “Il giudice mi ha rinviato a giudizio per corruzione, turbativa d’asta e traffico di influenze portando come primo elemento di prova proprio le trascrizioni delle telefonate fra me e Muttoni. In ogni caso, nessuno ha interpellato il Senato”. E adesso dovranno risponderne. “L’udienza è prevista a novembre” ricorda Esposito.

 

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