Con 156 voti favorevoli e 118 contrari, il Senato ha approvato ieri con la fiducia il decreto sulle intercettazioni. Il decreto, che scade a fine mese, approderà già lunedì in aula alla Camera, secondo quanto stabilito nel pomeriggio dalla conferenza dei capigruppo: possibile che anche a Montecitorio il governo ponga la questione di fiducia. Tra le novità un maggiore controllo sulle intercettazioni per i pubblici ministeri, sottraendolo alla polizia giudiziaria e il completamento della parificazione dei reati dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio contro la pubblica amministrazione con i reati di criminalità organizzata, estendendo ai primi l’utilizzo dei trojan, ovvero dei “captatori informatici”.

È giallo sull’assenza di Renzi al momento del voto. Il leader di IV era a Palazzo Madama, dove ha tenuto poco prima una conferenza stampa. Poi però non ha preso parte alla votazione sulla fiducia, come pure ha fatto il senatore Cerno, transitato dal Pd a Iv. Il gruppo di Italia Viva ha votato la fiducia, ma con il segnale della mancanza morettiana  (“mi si nota di più se vado o se non vado?”) del leader.

Tanto che Leu, per bocca di Pietro Grasso, si incarica di conferire al passaggio del dl intercettazioni un valore demiurgico. «Questo voto di fiducia sul cosiddetto decreto Bonafede è indirettamente un voto di fiducia anche nei confronti del Ministro della giustizia, che ha dimostrato di saper ritornare sui suoi passi, riflettere e arrivare a una mediazione, senza affannarsi sulla strada dei ricatti e delle minacce per un titolo in più», ha detto in aula Grasso. Non si è fatta attendere la replica del leader di Italia Viva: «Per noi quello sulle intercettazioni non è un voto di fiducia a un singolo ministro, tra le fonti normative non c’è Piero Grasso«. Di nuovo Cerno, al Riformista confida: «Io sui voti di fiducia non garantisco fedeltà a nessuno. Valuto di volta in volta, e la prossima volta potrei votare contro questo governo, che non mi piace affatto».

All’attacco le opposizioni: «Oggi la maggioranza compie un altro passo avanti verso la democrazia giudiziaria. Un governo politicamente morto sta trascinando con sé anche la democrazia, ed è singolare che Renzi dica che tra le priorità del suo partito c’è una giustizia garantista, se allo stesso tempo il suo partito dà via libera alla Repubblica dei trojan» dichiara invece Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.

La commissione Giustizia della Camera esaminerà il dl Intercettazioni inusualmente questa domenica 23, dalle ore 14. Il decreto è atteso in Aula il giorno dopo, lunedì. Sarà un’altra settimana di passione per maggioranza e governo. Anche l’Anm ha annunciato che diserterà il tavolo tecnico con il ministro Bonafede sulla riforma del processo penale come forma di protesta per l’ipotesi di sanzioni per i togati che non rispettano i tempi. Avvocatura e magistratura si ritrovano unite nel contestare il Guardasigilli. Fosse per loro, la mozione di sfiducia al ministro Bonafede passerebbe all’unanimità.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.