Non so se alla fine Nordio potrà fare quello che dice. Non so quanto sia ostaggio o vera anomalia di questo governo. Da eretico fruitore di “Law and Order”, ho ben presente quale possa essere l’utilità, in termini di immagine e consenso, dei contrasti sbandierati che poi servono solo a “rafforzare” il sistema. La vecchia storia del poliziotto buono e di quello cattivo, insomma. Vedremo.

Certo è che quando il neo ministro dichiara al Senato che le “intercettazioni sono utilizzate per delegittimare politicamente l’avversario”, dice una sacrosanta verità. Lui è al governo con quelli che proprio su questo hanno costruito la loro fortuna politica, con tanto di carriere folgoranti come quella del suo collega Salvini, passato direttamente dalla Ruota della Fortuna a un reddito di cittadinanza a molti zeri da più di vent’anni e a un futuro vitalizio per una serena vecchiaia. Da allora, da quando il suo partito, la Lega, faceva oscillare il cappio in Parlamento al grido di “Di Pietro coraggio c’è ancora il terzo raggio”, l’uso “politico” di spie, microspie, intercettazioni, telecamere nascoste e quant’altro, uso politico e non solo giudiziario, con processi celebrati sui media prima e a volte unicamente, non nei tribunali, ha avuto un crescendo esponenziale.

Questo paese certo, ha conosciuto ben prima di Tangentopoli sia l’abuso del controllo, sia l’utilizzo della carcerazione preventiva come mezzo per far parlare l’indagato. Gli anni 70 e tutta la legislazione di emergenza non sono stati uno scherzo per lo “stato di diritto”. Ma oggi vi è un di più. La “Information Society”, la società dei media, “dello spettacolo” come la descriveva Guy Debord, ma moltiplicato mille. Le tendenze autoritarie, manettare, giustizialiste connaturate fisiologicamente ad ogni democrazia in crisi, si fondono con la mutazione antropologica che ha trasformato i “sapiens” in “Homo Social”. Ne esce un quadro che giustamente Nordio, parlando delle gogne mediatiche imbastite su conversazioni private, manipolate da sapienti “copia incolla” e utilizzate per sbattere il mostro in prima pagina, definisce “inquietante ed inaccettabile”.

Certo, i travagliati apologeti del Minority Report dall’altra parte, dicono che senza intercettazioni a pioggia, non si sarebbero sconfitte mafie e terrorismi. E che questo abdicare al diritto di restare innocente finché un regolare processo non provi il contrario, è un “incidente collaterale” accettabile. Io penso invece a quella mattina, quando mi sono piombati in casa molti poliziotti di varie “specializzazioni”, con un mandato di perquisizione in mano. Mentre stavano facendo il loro lavoro, uscivano già le agenzie con gli stralci delle intercettazioni, che “sapientemente” il pm aveva trascritto sul provvedimento, in modo da non incorrere nel reato di divulgazione di notizie secretate. Non c’è stato bisogno nemmeno delle classiche “veline”: dalla Procura, non saprei dire da dove altro, qualcuno aveva inviato il tutto a giornalisti “amici”, che stavano scrivendo a nove colonne la sentenza.

Io sono stato condannato, e con me i miei coindagati, mentre ancora la polizia stava “cercando”. Le intercettazioni inoltre, non possono certo restituire la complessità di un dialogo, il tono, il contesto, quello che si dice alla fine. Ci vorrebbero giornali di tremila pagine, e poi chi li leggerebbe? Ci vuole un titolo ad effetto, per vendere quella mercanzia. E quindi “frasi”, prese da trascrizioni di mesi ( perché tanto durano le intercettazioni, mica due giorni) e se fai la cazzata di dire una parola sbagliata, o di scherzare troppo al telefono, sei morto. Marchiato dallo stigma. Perché quello che dovrebbe essere parte di una attenta e scrupolosa valutazione degli inquirenti nel segreto delle indagini, diventa gossip, materiale scandalistico, lapidazione pubblica.

Il processo a quel punto a cosa serve? L’obiettivo è già stato raggiunto. Che era sicuramente altro dal “fare giustizia”. Lo so, il fatto che sia capitato a me, e oggi ne scriva, magari non c’entra con il dibattito che si è scatenato nei palazzi dopo le dichiarazioni del Ministro. E forse lui si riferiva ai danni patiti dai potenti, da Renzi, Berlusconi etc. Ma a me non cambia l’opinione questo. Come non sono mai stato un fan di Di Pietro e dei metodi del pool quando erano dei santi intoccabili, allo stesso modo credo che in un paese civile quello che hanno fatto con molti esponenti politici da me lontanissimi e di cui vado fiero di essere avversario radicale, sia vergognoso. E pericoloso per tutti.

Nel frattempo, il solito collega di governo di Nordio, ha in questi giorni montato l’ennesima bufala contro le Ong, addirittura utilizzando “intercettazioni effettuate da un sommergibile”. L’uso politico delle intercettazioni non ha limiti, e chi dovrebbe inabissarsi per quello che ha fatto a donne, uomini e bambini da Ministro, invece emerge.