Qatargate, congresso dem ed elezioni in Lombardia
Intervista a Barbara Pollastrini: “Inaccettabile l’aggressione al Pd, la questione morale è politica”
Qatargate, congresso, elezioni in Lombardia. Il Riformista ne discute con Barbara Pollastrini, già parlamentare dem e Ministra per i diritti e le pari opportunità.
Il “Qatargate” e il “nuovo Pd”. Scrive il direttore Sansonetti a proposito della sinistra e al suo approccio a questa vicenda: “Il giustizialismo la esalta. Sente che lì è il suo terreno. Sui grandi problemi della società non ha nulla da dire. Aborre la modernità. Ma così è finita”.
Un certo giustizialismo lo vedo alle nostre spalle. Piuttosto vorrei i fari più accesi sulle condizioni nelle carceri, su riforme incompiute per avere una giustizia più giusta per tutti. Il Qatargate è uno stordimento, come trovarsi in una nebbia e non sapere dove sei, un dispiacere profondo. La biografia di Panzeri era quella di un uomo di sinistra e del lavoro. Mi interroga su perché venga meno la calamita di un’etica pubblica. Alla sinistra non basta parlare di cricca perché la sua funzione è di allargare le virtù civiche. La questione morale è una questione politica. Se per un riferimento devi ricorrere a Berlinguer, al film di Veltroni su Pio La Torre o ripensare ai discorsi di Moro, qualcosa manca. Voglio essere chiara: conosco l’onestà di tantissimi eletti, i sacrifici che si fanno nei circoli e non è accettabile l’aggressione al Pd.
E quindi come si deve reagire?
Intanto pensare e poi cambiare quanto va cambiato. Giustissimo scrivere altre regole. Avere abrogato il finanziamento ai partiti non è bastato e ha finito per incentivare campagne elettorali segnate da una selezione di censo. Si sono determinate delle porte girevoli tra politica e interessi. Ma per me la questione dolente rimane un’altra. Quando la dignità e il valore di una persona sono misurabili e scavalcati dal termometro del successo e dell’apparire qualcosa di velenoso può insinuarsi. Avviene quando la rappresentazione prende il posto della rappresentanza. Ma il tutto ci riporta al nodo di diseguaglianze intollerabili e a enormi solitudini. Se non riconosci, anche con salari giusti, il manovale, l’operaia, la precaria o l’infermiera, la migrante, se non restituisci una funzione sociale a chi procede onestamente, ti capita che un Messi miliardario indossi la palandrana del Qatar e venga pure applaudito.
Come legge il malessere degli ex Ppi esplicitato da Castagnetti?
Vedo che adesso è uso criticare il governismo da chi lo ha praticato, il correntismo da chi ne ha avuto qualche rendita, persino il riformismo, per molti fino a ieri etichetta doc, è surclassato dal termine radicalità. Però il trasformismo non illumina le cose. Io non ci dormo la notte sul fatto che il Pd o che la sinistra in Europa perdano di senso. Eppure è già accaduto nella storia e può accadere di nuovo. A uscirne colpita sarebbe la democrazia, ogni spazio di autonomia della politica e dello spirito critico. Interpreto così l’appello accorato di Castagnetti. La cosa più difficile è restituire senso. Senso a parole sciupate e poi sbandierate senza l’umiltà dovuta. Torna l’immagine della traversata del deserto. Il punto è verso quale terra e quale promessa. Serviranno prove, fatiche, esempi. Quanti bravi sindaci abbiamo? Molti, ma anche loro senza un orizzonte politico non possono bastare. Invece stiamo cadendo nella “tentazione” (e nelle tentazioni c’è qualcosa di diabolico) di primarie salvifiche come se 9 segretari, di cui alcuni eletti con i gazebo e poi usciti per ragioni opposte, non fossero bastati a insegnare. La destra ha nei suoi litigi un suo profilo, un misto di ideologia restauratrice e di laissez faire. Sono convinta che democrazia e sinistra non vivano senza una loro “religiosità”.
Tra i candidati alla segreteria nelle primarie di febbraio 2023 ci sono due donne: Paola De Micheli ed Elly Schlein. La discontinuità va declinata al femminile?
Sono innanzitutto una donna, dunque mi fa piacere che Elly e Paola ci siano. In fondo mi dico che qualcosa la mia generazione ha seminato. Il punto è che mi sento stretta in un congresso che diventa un duello tra favoriti al punto di vivere come provocazione la semplice ipotesi di altre candidature. Un percorso bizzarro. Se preme l’emergenza tanto vale anticipare le primarie aprendole a quanti vogliano avanzare un’idea diversa di mondo e di partito. Viceversa, si decida di posticipare tutto a dopo le elezioni in Lombardia e nel Lazio.
Non le pare bizzarro che le primarie del Pd siano fissate una settimana dopo le elezioni regionali in due grandi regioni, tra le quali la Lombardia che lei conosce molto bene?
Sono così legata alla mia città e alla mia regione che mi sembra innaturale una prima parte del congresso nei week end del 12 e 13 febbraio quando il voto è per l’alternativa in Lombardia. Penso a Majorino e a noi con la responsabilità di una mobilitazione nelle valli, nei comuni più piccoli. Per questo mi arrabbio anche se poi torno a essere una instancabile attivista. Perché sinistra, Pd, evocano qualcosa che supera ceti politici, errori e scacchi. La sinistra è un immenso popolo in cammino e nuovi miti di quella forza esistono già: le donne in Iran, i dissidenti in Russia, e un anziano papa che piange per l’Ucraina aggredita senza rinunciare alla parola pace. Non tutto è buio perché tante ancora sono le persone stupende.
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