L'intervista
Intervista a Ettore Rosato: “Pazienza Italia Viva finita, Conte cambi passo”
Ettore Rosato, vice presidente della Camera dei Deputati e Presidente di Italia Viva, vanta un primato: è stato il parlamentare più attivo durante questi due mesi di crisi Covid. Ha fatto tutto il lockdown a Montecitorio. «Quando dicevano che non c’era quasi nessuno, alla Camera, il quasi ero io», racconta. «Ho lavorato indisturbato, nel vuoto dei Palazzi. Il problema era mangiare, perché erano chiusi tutti i servizi interni. Per pranzare andavo a mettere le monetine nelle macchinette degli snack». Da Montecitorio è uscito due giorni fa per andare a Palazzo Chigi, nello studio del premier, con la delegazione di IV che è di nuovo sulle barricate.
Quello di Conte è suonato, più che un invito, come una convocazione.
All’inizio della riunione abbiamo discusso della semantica. A Conte ho detto che io mi facevo convocare dal Preside, a scuola. Ha colto la battuta e ha risposto scherzando. Ma sulla situazione che attraversiamo non c’è niente da ridere. Abbiamo puntato i piedi.
Ma alla fine c’è stata una schiarita.
Al premier abbiamo chiesto un impegno sul profilo di questo governo. Il nostro contributo c’è nella misura in cui le nostre idee valgono quanto i nostri voti in Parlamento. Visto che i 17 senatori valgono il 50% dei senatori del Pd, che sono 35, riteniamo che sia finita la nostra pazienza. Non siamo una piccola forza a ricasco, vogliamo conoscere e orientare le decisioni del governo cui poi dobbiamo dare i nostri voti. Certamente siamo contro una linea che pensa alle statalizzazioni, all’assistenzialismo, che affronta i temi europei con il tratto del populismo alla Crimi e Di Battista e dimentica che la nostra è una Costituzione garantista. Politiche modeste portano a risultati modesti.
Quella di Conte è una politica modesta?
(Prende tempo) Diciamo che è quel che vogliamo scongiurare.
Sulla regolarizzazione dei migranti è stato trovato l’accordo?
Non era quella la sede. Stanno lavorando i Ministri. Il percorso è avanzato e Teresa Bellanova ha ragione a tenere il punto, vuole arrivare a un risultato.
Il Pd e Leu sono con voi, come pure alcune anime del Movimento e parrebbe anche Conte.
Questa volta tutti sono consapevoli che non se ne può fare a meno, ma qualcuno si sta posizionando sulla demagogia. Leggo le dichiarazioni di Crimi, mi sembra più un comunicato stampa di chi ha paura di fare delle scelte, piuttosto di chi ha la consapevolezza di stare al governo.
Contro il capodelegazione 5Stelle al governo, Bonafede, è stata depositata ieri la mozione di sfiducia al Senato, dove sono 11 i voti di scarto. Italia Viva, che lo attacca da sempre, come si comporterà?
Attendiamo di capire meglio la vicenda su Di Matteo, ma sul tavolo c’è tutta la gestione del sistema giustizia. Che sono le cose che dicevamo prima della pandemia. Per questo attendiamo, come abbiamo detto a Conte nel nostro incontro, che ci diano risposte su passi avanti significativi rispetto alle questioni che ci stanno a cuore, dalla gestione delle carceri ai temi legati alla ragionevole durata del processo e al ruolo dell’avvocatura.
Votereste con il centrodestra? Non vi sentite vincolati alla maggioranza?
Ci sentiamo vincolati a risolvere i problemi di sopravvivenza degli italiani, siamo nella più grave crisi economica e sociale dal dopoguerra.
Zingaretti avvisa: se si fa cadere Conte, non c’è che il voto.
Se cade il governo ci sono davanti tutte le opzioni previste dalla Costituzione. Richiamo le forze di maggioranza e opposizione al dovere di fare bene quello che gli italiani si aspettano in questo frangente drammatico.
Intanto Conte procede per editti, con Dpcm su tutto.
È un tema gigantesco, una questione cruciale di democrazia. Si va avanti a colpi di Dpcm da mesi. Il decreto in corso di conversione alle Camere prevede esattamente la procedura che obblighi ad un passaggio parlamentare dei Dpcm. Che li parlamentarizzi. Perché la compressione dei diritti in stato d’urgenza necessita comunque di un avallo o almeno di una conferma dal parlamento.
Se potesse farlo lei un decreto urgente, Rosato, quale sarebbe?
Bisogna far ripartire le attività economiche. La più grande preoccupazione che ci assilla è come far tornare gli italiani a produrre, lavorare e guadagnare. Perché la politica dell’assistenza non può durare in eterno. Il rischio zero non esiste, esiste una sanità in grado di affrontare l’emergenza, che ormai abbiamo capito, durerà mesi. E la paura condizionerà a lungo le abitudini di consumo, il turismo, l’andare a cena fuori.
E dunque?
Accanto alle misure di compensazione del danno, il piano shock per l’Italia che faccia ripartire i cantieri è indispensabile. Allucinante l’approssimazione e, sembra, la superficialità con cui perfino qualche ministro si approccia a questi temi.
Perbacco. Con chi ce l’ha?
Gli interessati capiranno.
Parrebbe venir meno l’ideona dei rappresentati dello Stato nelle aziende che riceveranno aiuti.
Mi sembra che dall’ex Unione Sovietica abbiano ritirato la proposta.
L’occasione per mettere l’impegno nero su bianco è l’atteso Decreto Maggio.
Abbiamo registrato dal Presidente Conte una sensibilità sulle nostre proposte, ci auguriamo che nel documento che vogliamo produrre insieme si sappia evidenziare il contributo di IV a questo governo, sarebbe un punto su cui ripartire su basi solide. Auspichiamo di ricucire, ma non a tutti i costi.
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