“Il centrodestra farà una campagna elettorale all’insegna del ‘tornate a fare come vi pare: condoni e individualismo spinto. Anche stavolta le elezioni si vinceranno calibrando speranze e paura. La spunterà chi saprà cavalcare meglio le paure di italiani e chi risulterà più rassicurante. Anche stavolta deciderà l’elettorato flottante”. E’ difficile trovare, nel panorama giornalistico italiano, un lettore così attento e acuto della politica come Fabio Martini, dal 1989 firma di punta de “La Stampa”, che in questa intervista con l’Avanti! della domenica, analizza l’attualità con straordinaria lucidità, partendo, come nell’ inconfondibile stile del giornalista di razza che lo contraddistingue, sempre e solo dai fatti.
Fabio Martini è autore di anticipazioni su eventi che si sono rivelati spartiacque nella politica italiana: il Pci e il suo nuovo nome, la scissione di Rifondazione comunista, la svolta di Fini, dall’ Msi ad An, il convegno che sei mesi prima preparò lo strada allo “sconosciuto” Mario Monti, dal 1996 ha seguito i diversi Presidenti del Consiglio. In precedenza era stato volontario all’”Avanti!” diretto da Paolo Vittorelli, aveva fatto la gavetta al “Messaggero” di Vittorio Emiliani. E’ autore di “Controvento. La vera storia di Bettino Craxi”; “La fabbrica delle verità”; “Nathan, l’invenzione di Roma” ed ha scritto diversi saggi sulla natura “tifosa” dei giornalisti italiani. Uno ‘stile’ che non gli appartiene.
Un terremoto iniziato con lo strappo del M5S e poi proseguito con il no alla fiducia della Lega e FI che hanno affossato il governo Draghi. Meloni che esulta e le forze politiche che si additano a vicenda. Da osservatore, si ricorda una crisi così rocambolesca in cui chi ha provocato la caduta del governo poi accusa gli altri?
«Francamente, in 30 anni da narratore-osservatore della nostra politica, mai vista e “vissuta” una crisi come questa: brutta, pericolosa e, incredibilmente, non spiegata dai suoi promotori, che non hanno sentito neppure il bisogno di spiegarla nelle sue ragioni “forti”. Sia chiaro: noi stiamo dentro una stagione nella quale tutto viene raccontato come fosse “la prima volta”, ma questa crisi non ha davvero precedenti. Non era mai accaduto che si aprisse una crisi così rischiosa per i cittadini con una tale carenza di motivazioni e facendo finta di attribuire la colpa agli altri. Nessun italiano mediamente informato sarebbe in grado di spiegare le ragioni che hanno spinto Conte, Salvini e Berlusconi, anche perché loro stessi si sono limitati a spiegazioni fumose. E qui sta l’aspetto più sbalorditivo: non sentono l’obbligo di spiegarsi, perché sanno che questa latitanza di argomentazioni non sarà penalizzata dagli elettori. Che oramai mettono nel conto contraddizioni, bugie. Sono fatalisti: votano il meno peggio. Bruttissimo momento per chi crede nella politica, francamente anche pericoloso per gli italiani».
A suo avviso, Conte ha perso il controllo della situazione? Voleva portare il paese alle urne oppure gli è sfuggita la situazione di mano dando l’occasione dello strappo a chi voleva davvero il voto?
«Difficile capire se Giuseppe Conte abbia avuto un pensiero e un disegno in tutta questa vicenda. Ma credo di sapere che la vera storia del suo exploit sia diversa da quella raccontata. Lui sperava di tirarsi fuori, confidando che gli altri restassero a sostenere il governo, in modo da poter bombardare il quartiere generale per 10 mesi. Ma essendo sprovveduto politicamente ha sbagliato tutto e non è escluso che abbia avuto anche un cedimento emotivo, quando si è reso conto che per colpa sua stava venendo giù tutto».
Alla fine quale è stato il senso di questo scossone dal loro punto di vista?
«I Cinque stelle si sono affacciati a questa legislatura come il Movimento “contro tutti”, ma durante la legislatura sono stati gli unici sempre al governo. Sempre. Con la Lega. Con la Lega e col Pd. Con la Lega, col Pd e pure con Berlusconi e come premier un banchiere centrale. Hanno perso milioni di voti e in vista del rinnovo del Parlamento avevano bisogno di ripulirsi la “fedina politica”, passando all’opposizione. Per poter dire di nuovo “siamo contro tutti”. Un cinismo che li qualifica e che difficilmente fermerà l’emorragia di voti».
Il centrodestra perde pezzi. Molte defezioni nelle ultime ore, a cominciare dai tre ministri (Brunetta, Carfagna e Gelmini) che escono da Forza Italia. E’ un assist al centrosinistra?
«E’ un assist a chi crede che la vittoria del centro-destra non sia ineluttabile. Perché trattandosi di personalità che “parlano” ad una quota di elettori moderati possono sottrarre voti al centro-destra. Perché le prossime elezioni saranno un referendum,non tanto sull’agenda Draghi, come si ripete a pappagallo anche sui media. Ma sul centrodestra: cari italiani volete o no che a governarvi siano Salvini, Meloni e Berlusconi? Vi sembra il caso di affidarvi a questi tre? O almeno proprio questo potrebbe diventare uno dei mantra del Pd e delle forze di centro-sinistra. Perché l’esito delle elezioni è compromesso ma non del tutto».
Che campagna elettorale sarà? In agosto, sotto l’ombrellone, e brevissima. Gli italiani guardano a queste elezioni con preoccupazione, con il caro vita che incombe, l’inflazione che galoppa…
«E’ così. Prevale la paura, il timore per il futuro. Ad agosto i leader lanceranno guanti di sfida che non troveranno ascolto negli italiani impegnati a rilassarsi e anzi i politici dovranno stare attenti a non risultare eccessivamente invadenti per non produrre un effetto-rigetto. La vera campagna elettorale inizierà lunedì 5settembre».
Lo scenario politico è completamente cambiato. Chi premieranno gli elettori?
«Bella domanda. Molto difficile che le intenzioni di voto fotografate dai sondaggi restino le stesse. Il centrodestra, si è già capito, farà una campagna elettorale all’insegna del “tornate a fate come vi pare”: condoni e individualismo spinto. Pd e alleati ribatteranno: ve la sentite di dare il Paese a questi irresponsabili? Anche stavolta le elezioni si vinceranno calibrando speranze e paura. La spunterà, chi saprà cavalcare meglio le paure di italiani impauriti e chi risulterà più rassicurante. Anche stavolta deciderà quell’elettorato flottante, che negli ultimi anni ha votato prima per Berlusconi, poi per Renzi, poi per i Cinque stelle, poi per Salvini: ceto medio impoverito, professionisti, partite Iva: questa è la partita».
Dal congresso del Psi, dove hanno partecipato i leader del centrosinistra da Letta a Speranza, è uscita una linea politica chiara: le forze che si riconoscono nei valori del socialismo europeo insieme per una proposta seria per il Paese, allargando alle forze moderate ma senza terzi poli “isolati”. E’ la strada giusta per presentarsi alle elezioni?
«Francamente un bel congresso. Di un partito che non ha perso l’orgoglio di esserlo. Con una platea giovane, una dirigenza rinnovata, le figure “storiche” generose e consapevoli di un passato che non è nostalgia. Elettoralmente? Se sia la strada giusta lo giudicheranno gli elettori, ma per quanto riguarda Pd e Psi una linea coerente. I Dem sono parte da 8 anni del Pse, del quale il Psi è tra i soci fondatori. Un’alleanza naturale».
Letta pare aver chiuso all’ipotesi della ricomposizione della frattura tra Pd e M5S…
«Appunto, quella sì che era diventata un’alleanza innaturale. Ma è restata in vita sino a quando i Cinque stelle hanno accettato di essere parte del sistema politico. Non appena sono tornati alle origini, rientrando nella “foresta” dell’anti-politica, al Pd non è restato che ricongiungersi con i parenti più stretti della sua famiglia».