Osservatorio napoletano
Intervista a Francesco Perillo: “I candidati puntino su personale e controllo della città”

«Napoli ha bisogno di normalità e di un amministratore presente. Le priorità del prossimo sindaco? Riorganizzazione della macchina comunale e creazione di una task-force formata dai percettori del reddito di cittadinanza che dovranno svolgere lavori utili per la comunità»: parola di Francesco Donato Perillo, docente di Gestione delle risorse umane presso l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ma soprattutto “sindaco virtuale” del capoluogo campano. Già, perché Perillo è stato recentemente scelto come primo cittadino della Città di Partenope, una community formata da 12mila persone che hanno a cuore le sorti della capitale del Mezzogiorno.
Professore, il sindaco uscente Luigi de Magistris crolla nella classifica di gradimento mentre il governatore Vincenzo De Luca è quasi al top. Cosa ne pensa?
«Da quando ha annunciato la volontà di candidarsi a presidente della Calabria, de Magistris si disinteressa della città. È opinione diffusa che vi sia stato un disimpegno generale. Inoltre, in questi ultimi cinque anni, Napoli non è stata governata; oggi la gente sente il bisogno di cura, amministrazione, normalità. Questo spiega, in parte, anche il successo di De Luca perché, cavalcando anche l’ordine dell’emergenza, si è dimostrato presente e capace di prendere decisioni tempestive: ha trasmesso sicurezza ai cittadini».
A proposito di sindaci, lei è il sindaco virtuale della città di Partenope e il suo obiettivo principale è quello di «mettere in moto le idee». Qual è la strategia?
«È quella di “perseguitare” il prossimo “sindaco reale” di Napoli. La città di Partenope è composta da 12mila abitanti ideali che sono però reali e, pur vivendo in ogni parte del mondo, amano Napoli. Io rappresento quindi 12mila persone e il lavoro che posso fare è reale, non virtuale: insistere su una serie di proposte che sono state elaborate da me e dagli altri candidati sindaci virtuali in questi mesi».
Incontrerà i candidati alla guida di Palazzo San Giacomo?
«Certo. Ho già scritto una lettera ufficiale agli aspiranti sindaci chiedendo un colloquio e ho avuto risposta positiva: incontrerò tutti i candidati per illustrare le nostre proposte che vengono direttamente dai cittadini e sono legate alla quotidianità. Si tratta di suggerimenti semplici che non vanno a sovrapporsi ai grandi progetti di cui ha bisogno Napoli».
Di che cosa si tratta?
«Faremo delle proposte originali. Posso anticipare quali saranno le due più importanti: la riorganizzazione e l’efficientamento della macchina comunale più la creazione di una task force per far sì che i percettori del reddito di cittadinanza svolgano, almeno una volta a settimana come previsto dalla legge, lavori utili alla comunità».
Come va riorganizzata la macchina comunale?
«Parliamo di una realtà di 9mila persone. Il Comune è un’azienda che deve produrre servizi e bene comune. Oggi abbiamo una macchina che non funziona, per metterla a regime serve un piano di riorganizzazione e soprattutto di reskill (riqualificazione) delle competenze. Al momento non credo ci sia neanche una mappatura delle competenze disponibili in Comune. Inoltre si dovrà provvedere a un’attività di formazione generalizzata sul modello di Pomigliano D’Arco, stabilimento della Fiat che è cambiato radicalmente dopo un intervento massiccio sulle risorse umane. Ed è sulla formazione del personale che dobbiamo intervenire anche noi: revisione e rimotivazione delle risorse umane. E poi saranno fondamentali anche le assunzioni, previste all’interno della pubblica amministrazione, ma pur sempre dopo un piano di riconversione. Dobbiamo sapere chi sono le persone che sono riconvertibili perché magari sono più giovani».
Com’è articolata la seconda proposta?
«L’idea è quella di realizzare una task-force ecologica formata dai beneficiari del reddito di cittadinanza. Questi cittadini dovranno fare un corso di formazione e dovrebbero verificare, per esempio, che la spazzatura sia gettata a orari consoni, che non ci siano motorini parcheggiati sui marciapiedi, che non si verifichino assembramenti. Chiaramente non avranno alcun potere esecutivo, ma potranno avere un filo diretto con le autorità competenti e svolgere un’attività di controllo del territorio che a mio parere è indispensabile».
Un altro tema cruciale riguarda il debito comunale. Cosa pensa del patto per Napoli, ora a rischio vista la tensione all’interno del Movimento 5 Stelle, voluto dal candidato del centrosinistra Gaetano Manfredi e firmato da Giuseppe Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza?
«È senza dubbio un patto poco credibile. Condivido l’idea aver portato al centro del dibattito nazionale la situazione finanziaria di Napoli, ma critico la soluzione al problema, a mio avviso propagandistica più che concreta. Il patto non può riguardare una sola area politica ed essere “di parte”, ma dovrebbe essere indipendente rispetto a quello che sarà il risultato elettorale. In altre parole, dovrebbe coinvolgere tutte le forze politiche ed essere siglato dal premier Mario Draghi e non da Conte, Letta e Speranza. Sarebbe stato opportuno trovare una soluzione per tutte le città indebitate al pari di Napoli e non vincolare il denaro a un singolo candidato sindaco».
In conclusione, le idee ci sono: chi è il candidato ideale per realizzarle?
«Non voglio esprimere preferenze. Posso dire, però, che nessuno di loro ha tutte le caratteristiche ideali per amministrare una città. E, soprattutto, vedo una forte mancanza di carisma»
© Riproduzione riservata