"Il Mix delle Cinque" su Radio Uno
Intervista a Matteo Renzi: “Ho fondato Italia Viva perché costretto”
Senta cosa diceva alla Gruber mesi fa a proposito di chi fonda partiti: «Gli italiani avrebbero diritto a non essere bombardati una volta al mese da un nuovo partito che nasce, sinceramente mi verrebbe da dire, dateci un po’ di tregua! Non è possibile che tutte le volte che c’è un problema, anziché risolvere il problema si fonda un partito nuovo e si immagina che un partito nuovo abracadabra sia quello capace di risolvere i problemi che nel frattempo non si sono risolti». Ridirebbe la stessa cosa?
Assolutamente sì! Ho cercato disperatamente di non fare un partito! Lei ricorderà che mi hanno massacrato: tutti i giorni, quando ero il presidente del Consiglio, la mia minoranza mi attaccava. Ho fatto di tutto, nel momento in cui ero fortissimo, per non farmi un partito personale perché pensavo, penso e continuerò a pensare che la frammentazione sia un errore. Dopodiché se ogni mattina ti alzi, e quello che ti aggredisce non è l’avversario politico ma il tuo compagno di squadra… eh, non farai mai goal.
Ma hanno ancora un valore le parole in politica?
È un grande tema perché da un lato c’è chi dice “ah, hai cambiato idea!” per esempio, dicono a me e hanno ragione, che io mi sarei dimesso – l’ho fatto – e poi avrei lasciato la politica dopo il referendum. Nessuno ricorda che questa frase l’hanno detta tanti altri, a cominciare dall’attuale presidente del Consiglio che aveva detto che…
Ma adesso parliamo di lei…
Parliamo di me, io dico: qual è il problema? Tu cambi idea perché? L’importante è avere la forza, il coraggio, la libertà di poter spiegare perché. Io ho scelto di continuare – non so se ho fatto bene o male – perché ho avuto un popolo intero che…
…che l’ha spinta
… dopodiché, è la cosa giusta per me? Personalmente chi lo sa! Il punto fondamentale è che… le parole sono complicate! Ma la posizione politica che noi abbiamo avuto è sempre la stessa… Non ho cambiato idea sulle tasse: ho cambiato idea su Matteo Renzi, ma non sulle tasse! Non ho cambiato idea sui diritti, non ho cambiato idea sulla necessità di creare posti di lavoro…
Di cosa si è pentito di più di quello che ha fatto da Premier?
È molto comodo dire adesso: “eh se non avessi…”. Quei tre anni di governo è stata una stagione con tanti errori, sicuramente, ma è una stagione che è già in corso di rivalutazione… Perché? Perché allora si cresceva, le cose andavano meglio, aumentavano i posti di lavoro, eravamo arrivati al +2% quasi. L’idea che si debba mettere in discussione tutto quello che è stato fatto è un’idea che appartiene a chi vive la storia col cancellino. Io vivo il futuro…
In Gran Bretagna ha stravinto Boris Johnson, il conservatore, ma né gli opinionisti, né i giornalisti, né i sondaggisti liberal hanno capito nulla, dando Corbyn in grande rimonta. Ecco, la cultura democratica dove e quando ha perso il contatto con la realtà?
Quando ha iniziato ad attaccare Tony Blair e a difendere Corbyn. Quelli di sinistra, che si ritengono di sinistra, che dicevano, ahhh Blair non è sufficientemente di sinistra, dimenticano di star parlando del più grande premier laburista della storia del Regno Unito!
Perfino Michelle Obama oggi dice che non ha senso tentare di abbattere Trump per via giudiziaria, è d’accordo?
Sono d’accordo.
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