L'intervista
Intervista a Pierfrancesco Maran: “Governatore della Lombardia, mi candido. Ora le primarie”
Le primarie in Lombardia si faranno. Si devono tenere, come da statuto. E d’altronde i candidati ufficiali sono e rimangono due. Pierfrancesco Maran e Pierfrancesco Majorino. Del secondo sappiamo che il Pd milanese e lombardo ha già espresso la sua luce verde. Ci focalizziamo sulla figura del suo sfidante, Pierfrancesco Maran, quarantadue anni. E’ stato l’assessore più giovane della giunta di Giuliano Pisapia, che a 30 anni gli ha affidato la Mobilità. Con il Sindaco Beppe Sala si è occupato di Urbanistica nel primo mandato e ora di Casa e qualche merito lo può vantare: grazie a lui è stata introdotta la liberalizzazione dei sistemi di car sharing a Milano. Nel 2021, tra i candidati alle elezioni amministrative, è risultato il più votato in tutta Italia.
Maran quando ha deciso di correre e con chi si è consultato?
Mancano 89 giorni al voto delle regionali, chiediamo le primarie da inizio ottobre. Era necessario imprimere un’accelerazione. Attilio Fontana e Letizia Moratti hanno iniziato la campagna elettorale da settimane mentre noi attendiamo che venga deciso il candidato del centrosinistra. Per questo insisto, facciamolo rendendo protagonisti i cittadini, le primarie sono mobilitazione e strumento di accesso alla proposta politica per migliaia di cittadini che, scegliendo il candidato, entrano a far parte di una comunità che ha l’obiettivo di portarlo alla vittoria.
“E’ una mission impossible”, ci ha pensato?
Il governo regionale, così inadeguato e spento, non è all’altezza della Lombardia. Da quando c’è la Lega qualsiasi parametro indica come la sanità lombarda non sia più un’eccellenza, siamo lontani dal podio delle classifiche. O pensiamo ai trasporti. Alla situazione che vivono migliaia di pendolari che si devono spostare per andare al lavoro; è vergognosa. Ai cittadini lombardi dobbiamo – ripeto dobbiamo – un governo regionale che funzioni meglio di così. Io penso di avere l’energia e la competenza per offrire loro una alternativa concreta e riformista che parli di sviluppo, innovazione e ambiente. Che tuteli il lavoro e il benessere dei lombardi.
Ne ha parlato con il segretario Letta, prima di candidarsi?
Certamente, ho avvisato le dirigenze a ogni livello.
E con Beppe Sala? Che peraltro sarebbe stato anche lui un ottimo candidato…
Anche con lui. E’ il mio sindaco e mi ha fatto l’in bocca al lupo.
E quale è il percorso adesso? Primarie o nomination?
Le primarie in questo momento sono l’unico modo possibile per rigenerare il centrosinistra e rendere protagonista chi non ci ha votato, chi ha votato per altri e chi non sta credendo più nella politica perché pensa che le cose non cambino mai. Per me è una questione di merito e di metodo politico. Se ti votano i cittadini rispondi prioritariamente a loro, se ti indicano le segreterie di partito rispondi alle segreterie che ti hanno indicato. Io non accetterei mai di essere nominato.
Se ci saranno le primarie, correrà anche Majorino, e chi altro?
Pierfrancesco Majorino ha indicato una proposta politica diversa da quella che ho presentato sabato, ma che è parimenti interessante. Son passati oggi 12 anni esatti dalle primarie di Milano con Boeri, Pisapia, Onida e Sacerdoti. Quell’evento ha formato la nostra generazione politica, al punto che 5 anni dopo Majorino si candidò a luglio invocando le primarie che si sono tenute a febbraio. Io difesi strenuamente la sua posizione e il suo diritto a correre, pur appoggiando un altro candidato. Oggi lo strumento delle primarie è messo in discussione a ogni livello, non solo a queste Regionali, e io credo che sia un valore per tutti difenderlo. Se si ha una proposta alternativa, bene che questa venga sottoposta al giudizio delle primarie, che possono essere anche molto prima di fine dicembre.
E lo può fare con questa classe dirigente, o va “rottamata”, come diceva Renzi qualche anno fa?
Non è possibile che dopo la batosta del 25 settembre non ci siano reazioni. Occorre aprire spazi di partecipazione e protagonismo e scatenare una battaglia delle idee per un centrosinistra riformista e aperto.
La candidatura di Letizia Moratti è stata la leva che l’ha convinta a candidarsi? Il Terzo polo non l’ha convinta. In che rapporti è rimasto con Matteo Renzi?
Letizia Moratti fino a due settimane fa era la Vicepresidente di Attilio Fontana. Ha fatto bene a rompere con la destra su tema come quello dei no vax, ma è chiaro che non possa rappresentare lei l’alternativa. Né tantomeno l’innovazione e il rinnovamento così importanti per gli elettori del Terzo Polo. Io lavorerò fino all’ultimo per avere con noi in coalizione Azione e Italia Viva. Il loro elettorato sa chi sono politicamente, e tra me e Moratti non possono avere dubbi. Sono le persone che guidano il cambiamento, pensiamo a Vendola o Renzi che lo hanno fatto a partire dalle primarie.
Qual è la strategia per scongiurare che il centrodestra torni a vincere in Lombardia, come fa da 30 anni?
Valorizzare e aprirsi alle moltissime energie che sono già presenti nel nostro territorio. Penso ad esempio a tutti quegli amministratori, civici e di centrosinistra, che governano i comuni.
Siamo nella roccaforte della Lega e di Forza Italia. E con Fdi ormai primo partito.
La Lega si è innamorata dei riti romani, i suoi dirigenti rispondono solamente a quel tipo di logiche ormai. Ha abbandonato la battaglia per l’autonomia che invece io credo resti centrale. FDI guida una coalizione di destra destra che non può rappresentare la Lombardia produttiva e internazionale.
Che modello di Lombardia contrapporrà a quello di Fontana?
Un programma concreto che si occupi delle cose da fare. I pendolari vivono una situazione drammatica, i tempi di percorrenza sono identici rispetto al 1970 e i treni in molti casi sono gli stessi. Serve un cambio di marcia, prendendo anche spunto da quello che hanno fatto regioni vicine come l’Emilia. E poi il grande tema della sanità che ha dimostrato tutta la sua debolezza in questi anni con liste d’attesa preoccupanti e sempre meno risorse a disposizione.
© Riproduzione riservata