Parla il presidente di Più Europa
Intervista a Riccardo Magi: “Sulla cannabis il Pd ha paura di andare fino in fondo”
La discussione sulla proposta di legge sull’autocoltivazione di cannabis per uso personale e sulla riduzione delle pene per i reati di lieve entità è arenata alla Camera. Il primo firmatario, il presidente di +Europa, l’onorevole Riccardo Magi non ci sta però a che si fermi tutto.
Onorevole a che punto è la discussione?
Si è tenuta la discussione generale alla fine di giugno. Ciò ha rappresentato già un fatto politico perché c’è stato un dibattito in plenaria nell’Aula di Montecitorio sulle politiche sulla droga e sulla mia pdl. Poi però, come previsto, basta guardare con un po’ di attenzione il calendario dei lavori della Camera per comprendere che è impossibile che si tenga il seguito dell’esame prima della pausa estiva se non saranno previste sedute ulteriori.
Come mai?
Se si considerano infatti i punti che precedono la discussione della mia proposta e quella sullo ius scholae – i provvedimenti del governo in arrivo, le informative urgenti di ministri su questioni specifiche – ci si rende conto che semplicemente i tempi non ci sono. A settembre poi avremo una situazione politica tutta da immaginare e la sessione di bilancio alle porte. Per questo ho chiesto che sia prevista una settimana ulteriore di lavori per affrontare i due punti e sia contestualmente previsto un prolungamento dei lavori nelle prossime settimane. Non è possibile, ad esempio, che questa settimana i lavori terminino stasera.
Da chi dipende il prolungamento dei lavori?
Dalla volontà di tutte le forze politiche. Se quelle che hanno sostenuto in commissione queste due proposte di iniziativa parlamentare, ossia M5S, Pd, Leu, qualcuno del gruppo Misto, faranno propria questa mia idea potremo terminare questo stucchevole battibecco quotidiano sulle vere o presunte priorità per il Paese. Però anche alcuni dei partiti, penso al Partito Democratico, che in Commissione hanno votato a favore della pdl non se la sentono di arrivare al voto in Aula, probabilmente perché non sarebbero compatti nel voto finale. Una cosa sono i 7 deputati in Commissione, altra i cento in aula. Quindi non esiste solo una difficoltà procedurale, si preferisce anche andare a fare una mediazione col centrodestra che chiede di non andare allo scontro.
È bufera sul leader delle sardine Mattia Santori, consigliere dem a Bologna, il quale ha fatto sapere che anche lui coltiva cannabis a casa.
Basta con tutta questa ipocrisia. Santori ha semplicemente ammesso di fare ciò che fanno tantissimi italiani, quello che mi sembra grave è la reazione del Pd bolognese che ha stigmatizzato la sua iniziativa, il Pd nazionale non gli ha manifestato grande solidarietà. Io mi sono autodenunciato due anni fa per coltivazione e per aver ceduto il prodotto a Walter De Benedetto.
Il centrodestra intanto rivendica di aver interrotto la discussione.
Il fatto che non si arrivi a votare prima della pausa estiva non è dovuto all’ostruzionismo vittorioso del centrodestra. Quello che ci raccontano è tutta fuffa. Non ci si sarebbe comunque arrivati perché come detto prima nel calendario dei lavori ci sono altri punti all’ordine del giorno, come i provvedimenti del Governo che scavalcano quelli di iniziativa parlamentare.
Se termina la legislatura e non si arriva al voto cosa accade?
Si ricomincia dall’inizio nella prossima legislatura. Ricordo che la proposta sulla Cannabis è stata depositata due anni e mezzo fa e il suo percorso ha attraversato tre diverse maggioranze e tre governi, con un iter in commissione ordinato, con tempi adeguati e senza forzature. Essa è nata come risposta all’iniziativa sciagurata della Lega “droga zero” che avrebbe voluto aumentare invece tutte le sanzioni penali. Noi abbiamo contrastato questo pericolo, mentre le altre forze politiche non avevano sentito questa urgenza.
Qual è la vera ragione per cui la destra non vuole discuterne?
L’approvazione della legge segnerebbe un’inversione di rotta rispetto alle politiche repressive degli ultimi trent’anni. Sancirebbe la presa d’atto del fallimento del proibizionismo. Per la Lega è una questione identitaria forte. Il centrodestra continua ogni giorno a minacciare barricate su ius scholae e sulla mia legge sull’autocoltivazione di Cannabis, che non sarebbero una priorità per i cittadini italiani. Ma poi da tre settimane non parlano d’altro. E poi è stato proprio il Carroccio per primo a presentare in questa legislatura alla Camera e al Senato proposte di modifica del Testo unico sugli stupefacenti che vanno in direzione diametralmente opposta alla mia, ossia vanno ad aumentare le pene in modo da garantire sempre per qualsiasi sostanza e altresì per i reati di lieve entità l’arresto in flagranza.
E come replica a chi sostiene che discutere di cannabis non è una priorità per il Paese?
Quando in autunno ci sarà da parte del Governo tedesco l’adozione di un provvedimento di vera e propria legalizzazione della cannabis, quando cioè la prima economia dell’Ue ci sarà arrivata, inevitabilmente noi in Italia subiremo l’effetto domino e ci accorgeremo del ritardo e del fatto che sia sbagliato non considerarla una priorità. E comunque farne una questione di priorità da parte di alcune forze politiche è pura propaganda, anche piuttosto stucchevole, basta leggere il calendario dei lavori della Camera. Quasi sicuramente infatti, cannabis e ius scholae, che affrontano grandi questioni sociali, non andranno al voto per discutere di temi come la disciplina del volo da diporto l’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi. Non mi permetto di dire che queste non siano priorità, il Parlamento deve poter dibattere di tutto: ci sono però quattordici commissioni e circa mille parlamentari per poter affrontare tanti temi contemporaneamente.
Lei da antiproibizionista sarebbe per la legalizzazione e il commercio della cannabis. Quali sarebbero i vantaggi sul piano economico, della salute e della giustizia?
È chiaro che il testo in discussione ha una portata molto più limitata della legalizzazione che vorremmo, ma è un primo passo importante anche perché determinerebbe per la prima volta un cambio di approccio sotto il profilo culturale, politico e giuridico, associando per la prima volta le parole “Cannabis” con “È lecito”. Le conseguenze della legalizzazione vera e propria sono senza dubbio positive e benefiche, come ci mostrano le esperienze degli Stati Uniti e del Canada, dove abbiamo assistito alla riduzione della criminalità e delle micro-criminalità e alla creazione di posti di lavoro legali e stabili. Si stima che negli Usa ne siano stati creati circa 130 mila. Non c’è poi un aumento dei consumi ma la possibilità per il cittadino di rivolgersi ad un mercato controllato. Ad esempio si saprebbe quanto Thc c’è nel prodotto venduto: questo è importante per la salute del cittadini. A questo scenario si devono aggiungere benefici fiscali enormi con entrate che possono essere reinvestite nell’attività di prevenzione. Nessuno nega che possano esservi effetti sulla salute derivanti da un uso eccessivo della sostanza, ma sappiamo che nella classifica delle sostanze nocive pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet la cannabis è molto più in basso del tabacco e dell’alcol. Quindi il punto è affrontare la discussione con la giusta informazione e non con la proibizione.
Quanti sono i consumatori di cannabis in Italia?
Stime al ribasso parlano di 6 milioni. Quindi non è affatto vero che la cannabis rappresenta una porzione minima del mercato complessivo degli stupefacenti. L’ultima relazione al Parlamento sulle droghe dice che si tratta del 39% del mercato totale che frutta alla criminalità oltre 16 miliardi di euro l’anno.
E sul piano giuridico quali sarebbero i benefici se venisse approvata la sua pdl?
Oggi in Italia in 7 casi su 10 per i reati di lieve entità legati alla droga si finisce in carcere. Con la mia proposta si eviterebbero molti ingressi in carcere e si ingolferebbero meno i tribunali. Su questo punto anche molti magistrati si sono detti d’accordo in audizione. Pure la Ministra Cartabia ripete che non bisognerebbe andare in carcere per reati di lievi entità. E tra questi ci sono proprio quelli legati agli stupefacenti.
Salvini due giorni fa ha detto che chi vuole la droga libera mette a rischio migliaia di giovani e contraddice Draghi, riportando un documento tratto dal sito del Governo. Come replica?
Quel documento si riferisce all’epoca Giovanardi-Serpelloni. È stato confutato non da noi ma da tantissimi studi scientifici. Ad esempio, la teoria per cui dalla cannabis si passerebbe a fare uso di eroina non regge anche dal punto di vista statistico. Invece Salvini dovrebbe leggere la Relazione della Conferenza nazionale di Genova che si è tenuta a novembre scorso, convocata dal Governo. Dal tavolo sulla giustizia penale è arrivata l’indicazione a modificare il Testo unico sugli stupefacenti proprio nella direzione in cui va la norma che dovremmo discutere alla Camera. Addirittura hanno proposto, e io ho trasformato questa istanza in un emendamento, di non punire la cessione quando non è per scopo di lucro.
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