Antonio Tedeschi è il segretario di Periferia Italia, movimento politico costituito poco più di un anno fa con uno scopo ben preciso: dare voce a quelle zone del Paese che la politica, da ormai parecchi decenni, ha relegato in secondo o terzo piano. Ventitrè milioni di cittadini che, a ben guardare, potrebbero dare un impulso reale all’economia del Paese. Basta solo metterli in condizione di farlo. In merito a questo e al Pnrr ne abbiamo parlato proprio col segretario Tedeschi.

Cosa è Periferia Italia?
Il nostro è un movimento politico nato poco più di un anno fa, nel settembre 2020, dalla voglia e dalla competenza di un gruppo di amici desiderosi di dare una mano alla crescita delle zone del Paese tradizionalmente meno considerate dalla politica. Abbiamo fatto tesoro della mia esperienza da consigliere regionale del Molise, due anni che mi hanno permesso di toccare con mano i problemi reali dei cittadini e di studiare idee e proposte di soluzione.

Come e perché nasce e dove pensa di concentrare la propria azione?
Al centro della nostra azione e delle nostre proposte ci sono le aree interne e le periferie del Paese. Da ormai parecchi decenni assistiamo a un progressivo ma inesorabile abbandono di questi luoghi da parte di migliaia di cittadini, per lo più giovani, nati qui ma che qui non riescono a leggere un futuro. Lo spopolamento è un fenomeno di cui si parla troppo poco, ma che in realtà sta letteralmente svuotando le aree interne del Paese. Anche perché da ormai parecchi decenni lo Stato sembra stia abbandonando queste zone a se stesse. Eppure stiamo parlando di ventitré milioni di abitanti, tredici nelle aree interne e dieci nelle periferie, che, se messe nelle giuste condizioni, potrebbero portare sviluppo benessere a quelle zone e al Paese intero.

Perché avete sentito la necessità di strutturarvi come movimento politico?
Per i prossimi anni la Strategia Nazionale Aree Interne potrà contare su quasi 1 miliardo e mezzo di euro di investimenti. Sono sufficienti? Assolutamente no. Si tratta di cifre irrisorie in assoluto, ma anche relativamente a un’altra questione. Poche settimane fa, il Ministero del Sud e della Coesione ha invitato i presidenti delle Regioni a individuare ulteriori territori da far confluire all’interno della Strategia Nazionale Aree Interne. Insomma, la stessa somma dovrebbe essere spalmata su una superficie più ampia e tra un numero più elevato di comuni e territori. Non ci sembra la strada da intraprendere.

Poniamo il caso che possiate stabilire come utilizzare i fondi del Pnrr: cosa fareste? Quali sono le priorità?
Periferia Italia ha fatto una simulazione di come andrebbero spesi i fondi del Pnrr per aree interne e periferie. Le priorità viaggiano in parallelo, e sono naturalmente servizi e lavoro. Bisogna trovare il coraggio di investire fondi per invertire la rotta. Bisogna capire che la svolta può arrivare da una rinnovata centralità delle periferie e delle aree interne.

Le infrastrutture della dorsale appenninica sono particolarmente deficitarie. Come dovrebbe intervenire il governo?
Secondo le nostre stime, con circa 50 miliardi di Euro (per la precisione 48,7) si riuscirebbe a rendere nuovamente agibili tutte quelle vie di comunicazione che riattiverebbero le periferie e le aree interne: strade, autostrade, ferrovie. Da realizzare ex novo o da manutenzionare. Non è più tollerabile che la situazione infrastrutturale delle aree interne versi in una condizione così disastrosa.

Anche la sanità paga numerose chiusure…
Purtroppo sì. E per noi il tema relativo alla salute ha un’importanza primaria. In dieci anni, dal 2007 al 2017, sono stati chiusi circa duecento ospedali e cancellati circa 45mila posti letto. Tutto a causa di una gestione a dir poco claudicante. Strutture che andrebbero riaperte, con un investimento di circa 28 miliardi, che garantirebbe anche l’emergenza-urgenza, il riammodernamento delle sedi Asl e l’utilizzo di nuove ambulanze. Con un ulteriore utilizzo di 4,6 miliardi si potrebbe poi puntare all’assunzione di personale, della cui carenza tuti ci siamo accorti nel periodo della pandemia ma che era in realtà già evidente prima.

Migliaia di cittadini sono costretti a lasciare la loro terra d’origine per mancanza di lavoro. Quale è la ricetta per arginare il fenomeno dello spopolamento?
Lo spopolamento è uno dei fenomeni sociali più impattanti del nostro tempo. Se ne parla tanto a livello internazionale e geopolitico, ma non a livello nazionale. La migrazione all’interno dello stesso Paese sta impoverendo sempre più alcune zone, che chiaramente sono le aree interne. Da qui vanno via ogni anno migliaia e migliaia di persone, soprattutto verso le grandi città. Da consigliere regionale del Molise mi sono fatto promotore di una proposta, il Reddito di Residenza Attiva. Molti lo hanno definito un’alternativa al Reddito di cittadinanza, io preferisco dire che va oltre. Si tratta di un sostegno pubblico a fondo perduto, in questo caso regionale, che viene concesso solo a chi apre un’attività imprenditoriale. In Molise sono arrivate oltre mille richieste, a breve verranno comunicati i primi sessanta beneficiari. Il nostro obiettivo è estenderlo a tutto il territorio nazionale, visto che si tratta di una leva importante per innescare economia e lavoro. Piano, piano ci stiamo avvicinando all’obiettivo: Calabria, Liguria, Umbria e Lazio hanno replicato la misura, speriamo altre regioni possano seguire l’esempio.

Le periferie vivono in una situazione di sempre maggiore degrado. Come riportare una situazione di sicurezza reale in questi territori?
È una situazione quasi consequenziale: se non ci sono servizi, se mancano infrastrutture, se non si crea lavoro, ecco che questa sacca di degrado diventa terreno fertile perché il crimine possa affermarsi. Più fondi per l’assunzione di personale delle forze dell’ordine, uniti a quelli per i servizi essenziali, possono garantire il ritorno a condizioni di vita normali. Periferia Italia vuole rappresentare questo mondo, quello delle aree interne e delle periferie delle grandi città, dove la serenità è troppo spesso una chimera.

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Esperto di social media, mi occupo da anni di costruzione di web tv e produzione di format