Continua il nostro viaggio tra gli imprenditori per conoscere difficoltà, dubbi e aspettative dinanzi agli effetti provocati sulla nostra economia dalla chiusura, ormai sempre più lunga, della maggior parte delle attività produttive del paese e per valutare l’efficacia delle misure adottate dal Governo, primo fra tutti il decreto liquidità: 400 miliardi garantiti dallo Stato per far ripartire il paese.

Siamo a Como, nel distretto serico più antico e importante d’Italia, dove il lavoro della seta è arte vera e dove vengono prodotti filati e tessuti soprattutto per il lusso, esportati in tutto il mondo. Ci risponde Michele Canepa, un imprenditore con una storia lunga, importante e anche coraggiosa. Da sempre nel settore del tessile, Michele Canepa ha cominciato alla fine degli anni ’60, nell’azienda fondata dal padre: la Canepa, un’eccellenza tessile che produce e trasforma tessuti e filati pregiati di seta, cachemire, cotone, lino, ma anche lana e canapa.

Alla fine degli anni ’90, Michele Canepa acquisisce la Taroni, altra azienda tessile antichissima, che rilancia con suo figlio e lascia al resto della famiglia l’azienda creata da suo padre. “Ho proseguito attraverso Taroni la tradizione di tessitura della famiglia”, ci spiega Michele Canepa, che per quasi 30 anni ha continuato a seguire a distanza le sorti dell’impresa familiare, fino al 2019 quando decide di ricomperare proprio l’azienda di famiglia, da un anno passata sotto il controllo di maggioranza di un Fondo che aveva appena presentato al tribunale fallimentare di Como la richiesta di un “concordato preventivo in bianco”. Fine della Canepa, no, perchè “Michele torna a casa” per salvare il lavoro di suo padre, di tutta la famiglia e non solo.

“Ho sentito il dovere di fare questo passo per cercare di tutelare il lavoro di tanti collaboratori, molti dei quali li avevo assunto io prima di lasciare l’azienda che mio padre e mia madre avviarono nel 1967 e che poi dal 1968 ha visto partecipi anche me e mia sorella”. Nonostante le difficoltà, Michele Canepa era certo di poter “riportare il gruppo al prestigio degli anni passati, rafforzando e allargando l’offerta di prodotti di alta qualità”.

Ma ora tutto si complica e in una filiera complessa e delicata come quella del tessile di altissima qualità, fermare la produzione per oltre 2 mesi, non poter soddisfare gli ordini, soprattutto quelli esteri, può vanificare molto del lavoro già fatto e rischiare che anche i clienti più fedeli siano costretti a dovere dirottare gli ordini su altri paesi concorrenti. In questo scenario la liquidità diviene un elemento essenziale, ma “ogni intervento annunciato dal Governo, deve essere veloce, tempestivo e non restare sepolto dall’eccesso di burocrazia” perché, continua Michele Canepa, “i soldi servono ora, non tra 2 o 4 mesi”.