La crisi
Invece di litigare sulla pastiera pensiamo alla ripresa
De Luca non vuole la pastiera. De Magistris chiede di permetterne almeno la consegna a domicilio. Con chi stare? È di questo – se non sbaglio – che oggi si discute a Napoli, nel vivo dell’emergenza sanitaria. E l’impressione è che la passione che prende i rigoristi e i libertari sia la stessa che un tempo distingueva i conservatori e i rivoluzionari. Ma senza nulla togliere a una discussione di tale pregnanza e sapidità, tanto più che a Milano con il delivery notturno c’è anche chi sta procedendo a nuove assunzioni, perché non provare ad allungare la prospettiva? Sarà per l’accanimento repressivo con cui il governatore si sta occupando dell’emergenza e solo di quella.
E sarà per la parallela aspirazione del sindaco a concentrarsi invece sulla fuoriuscita ricreazionale dalla quarantena in casa, ma il dato oggettivo è questo: ovunque si parla di come avviare la ripresa e di come attrezzarsi per il dopo; ovunque tranne che a Napoli. E così, mentre altrove si delineano scenari e si programmano interventi, qui siamo ancora a se e come comprare il dolce pasquale. “In Veneto stiano già scrivendo il piano della ripartenza”, ha dichiarato ieri Zaia. E noi? In attesa che i 400 miliardi stanziati dal governo Conte regalino una “nuova primavera” anche alla Campania, potrebbe essere utile prepararsi al cambio di stagione con un atteggiamento meno fatalistico. E magari portarsi avanti col lavoro scegliendo qualche priorità.
Ne indico un paio possibili: i grandi progetti e la questione del lavoro irregolare. Sul primo punto, riprendo una osservazione fatta da Ernesto Mazzetti sul Corriere del Mezzogiorno. Se Genova non ha mai smesso di realizzare il suo ponte sul Polcevera, perché Napoli deve rinunciare perfino a pensare alla rinascita di Bagnoli? A questo proposito c’è però un problema aggiuntivo che andrebbe subito sollevato. Dopo innumerevoli passaggi di mano, lo sfortunato progetto di riqualificazione dell’area ex Italsider è stato per ultimo affidato a Invitalia e cioè ad Arcuri, in quanto braccio operativo del commissario straordinario. Ma ora che Arcuri è stato chiamato a occuparsi anche dell’emergenza sanitaria e della “lunga transizione alla normalità che ci aspetta” (sono parole sue), cosa ne sarà del precedente incarico? Difficile credere che la già non felice partenza di Invitalia a Bagnoli possa ora trasformarsi in una impetuosa accelerazione. Pastiera a parte, il sindaco se ne sta occupando?
Sulla tema del lavoro “fuorilegge”, invece, la questione è questa. In Italia ci sono 9,7 milioni di lavoratori non in regola dal punto di vista contrattuale, fiscale o contributivo. Il che genera distorsioni di ogni genere e grado. Buona parte di questo fenomeno è concentrata al Sud e, in modo particolare, in Campania, dove è forte la presenza della criminalità organizzata. Ora che per tutti o quasi è previsto un “assegno” dallo Stato, e dunque più facile sarà favorire l’emersione dal nero e dal sommerso, è possibile approfittarne per mettere in ordine le cose? Potrebbe essere un’occasione irripetibile per costruire un nuovo patto tra lo Stato e le fasce estreme della società meridionale. Ma servono idee.
Ce ne sono? C’è chi ci sta pensando? O tutto si risolverà ex post con una delega al potere giudiziario? Che qui il problema sia particolarmente urgente lo conferma poi un altro dato. Il Sole 24 ore di lunedì ha anticipato la relazione annuale dell’ispettorato nazionale del lavoro. Nel capitolo dedicato al reddito di cittadinanza indebitamente percepito c’è anche una lettura territoriale del fenomeno. La percentuale di casi accertati è del 61% a Napoli, del 26% a Roma, del 7% a Venezia e del 26% a Milano. Dalle nostre parti c’è dunque una tendenza dominante a sfidare la legalità. Aprire gli occhi prima che lo facciano altri – magari dando sfogo a un indomabile pregiudizio antimeridionale – non sarebbe una cattiva idea.
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