Dopo circa un mese e mezzo sono stati revocati i domiciliari per Alessio Spaziano, il camionista 25enne di Dragoni, in provincia di Caserta che lo scorso giugno ha investito e ucciso il sindacalista del Si Cobas Adil Belakhdim, impegnato in un presidio davanti ai cancelli del magazzino Lidl di Biandrate (Novara). Il tribunale del Riesame di Torino ha accolto la richiesta di scarcerazione del suo legale, l’avvocato Gabriele De Juliis. Nei confronti del giovane camionista, i giudici hanno però disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora in Campania.

Era il 18 giugno quando Adil perse la vita mentre stava protestando. Il 25enne ha sempre affermato che si era trattato di un incidente e che non aveva visto il sindacalista durante una manovra con il suo autoarticolato. Ma Alessio dopo aver investito l’uomo che era in strada scappò a bordo del suo camion. Impaurito telefonò al suo padrino di cresima, un sovrintendente della Polizia di Stato, dicendo: “È successo un casino”. Il poliziotto gli disse quindi di tornare indietro per evitare “guai peggiori”. Il giovane si costituì ai carabinieri, fermandosi dopo alcuni chilometri al casello di Novara Ovest dell’autostrada Torino-Milano.

Durante gli interrogatori l’autotrasportatore si è detto più volte dispiaciuto e ha precisato che non aveva intenzione di investire nessuno. L’avvocato De Juliis da subito ha riferito al Corriere che il suo assistito “non si è accorto di aver ucciso il sindacalista. È scappato solo per paura di essere linciato. Ha detto di non essersi nemmeno accorto di avere una persona dietro l’autoarticolato. Con molta probabilità ha fatto una manovra azzardata, ma del tutto inconsapevole. E soprattutto senza volontà di compierla. Poi è fuggito per paura. Sapeva che scegliendo di forzare il posto di blocco avrebbe rischiato di essere picchiato dai manifestanti”.

Alessio Spaziano “non è un assassino, è stato un drammatico incidente”. Con queste parole lo ha sempre difeso Denise Angelone, la compagna del camionista. La donna, madre di due figlie (Aurora, 4 anni, e Sole, un anno a settembre), ha sempre parlato di una doppia tragedia. Denise si è trasferita momentaneamente a casa della madre a Baia e Latina, sempre nel Casertano. In paese l’unico argomento di discussione è proprio Alessio, “un giovane volenteroso che si spacca la schiena sul camion per sfamare la famiglia”, dice chi lo conosce a La Stampa.

Al quotidiano di Torino Denise sottolinea che “io e i miei genitori non facciamo che pensare a lui (al sindacalista Adil, ndr) e alla sua famiglia. È un’angoscia che non conosce pace”. Per la giovane madre “è come fosse morto un mio parente tanto è il dolore, tanta è la disperazione per quello che è successo”.

Quanto al compagno, la donna non ha mai creduto nell’intenzionalità del gesto di Alessio: “Mai avrebbe voluto uccidere quell’uomo. Si è trattato di una disgrazia, di una sciagura che si è abbattuta su due famiglie, la nostra e quella di quel poveretto”. Denise ha difeso il compagno ricordandolo come un “grande lavoratore, ha fatto tanti lavori. Anche lavori umili, perché quello che gli interessava era solo guadagnare onestamente lo stipendio. Una vita di sacrifici per guadagnarsi il pane e mantenere le nostre due bambine”.

Spaziano era uscito dal carcere e trasferito ai domiciliari con la decisione del gip al dell’udienza di convalida che si era tenuta nel carcere di Novara. “Nel dare la sua piena disponibilità, ha ricostruito i contorni di una vicenda drammatica, che ha colpito diverse persone: si tratta di una vicenda triste ma è stato un incidente”, aveva spiegato l’avvocato Gabriele De Juliis, legale di Spaziano.

Le accuse nei confronti del 26enne della provincia di Caserta, originario di Dragoni ma residente a Baia e Latina, sono omicidio stradale, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale. Quest’ultima accusa si riferisce in particolare al tentato messo in atto da un agente della Digos della Questura di Novara di fermare il camionista, appoggiando il proprio distintivo sul parabrezza del camion e intimando l’alt.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.