Finalista in due festival svedesi, nomination a Parigi, Londra, Toronto, Clermont, Glasgow, Budapest, Bologna. Sta diventando un caso nel panorama del cinema indipendente il successo di “Io vivo per te”, short film sul Gaslighting di Rita Raucci, scritto con Claudio Lombardi e Paolo Mazzarella, per la regia di Gaetano Ippolito. Protagonisti, Rita Raucci, nei panni della vittima, e Peppe Romano, in quelli del gaslighter. Firma la fotografia Damiano Errico; le riprese e il montaggio sono di Luigi Nappa, le musiche originali di Mauro Falardo. Il cortometraggio è prodotto dal Collettivo Paula di Caserta (fondato da Raucci, Lombardi e Mazzarella) ed è stato realizzato grazie al volontariato professionale di un gruppo di lavoro che ha vissuto questa esperienza come un atto di civismo e di cittadinanza attiva.

Il Gaslighting

Il Gaslighting è una delle forme più subdole di violenza psicologica ed è una grave violazione dei diritti umani. Si esprime attraverso una manipolazione mentale insidiosa e costante: la vittima è indotta, con false informazioni e inganni, a dubitare di se stessa. Può manifestarsi in una relazione sentimentale, affettiva o professionale; non è una violenza di genere, ma le donne sono le vittime più ricorrenti. Chi la subisce, spesso, non se ne accorge e non denuncia. E, anche quando lo fa, il reato è difficile da provare e l’abusante resta impunito. «L’obiettivo, forse ambizioso – dichiara Raucci –, di contribuire a creare quella cultura della conoscenza, tale da far uscire dall’inconsapevole prigionia le vittime e qualificare e potenziare la rete di aiuto, mi ha spinta, con Claudio Lombardi e Paolo Mazzarella, a stendere una sceneggiatura che raccontasse con il linguaggio del cinema tutte le fasi dell’abuso mentale generato dal Gaslighting».

Il gioco degli inganni

“Io vivo per te” irrompe nella quotidianità familiare di Marco e Giulia. La vicenda si consuma in un ambiente asettico, quasi metafisico: Giulia è una donna avvenente, solare; Marco, un uomo autorevole che suscita fascinazione, timore. Il loro, tra alti e bassi, sembra un rapporto come tanti; eppure, nei ricordi, nei pensieri e nei silenzi di lei emerge la solitudine di una donna divisa tra il bisogno d’amore e di condivisione affettiva e l’impoverimento del corpo e della mente, indotti dalla rigidità narcisistica e manipolatoria di lui. È Marco a condurre il gioco: un gioco degli inganni che ruota intorno a una lampada, diabolico simulacro del suo dominio. La storia involve in una crisi profonda, in cui Giulia inizia della sua memoria e persino della capacità di percepire la realtà. L’epilogo immaginato da Lombardi, Mazzarella e Raucci, come troppo spesso accade nella realtà del Gaslighting, non mostra né redenzione né spiragli di salvezza: in uno stato di congelamento emotivo, Giulia sarà incapace di riconoscere il suo aguzzino e di liberarsi da quello stillicidio.

Il lato oscuro dell’abuso mentale

Per il regista Gaetano Ippolito “Io vivo per te” è stata una sfida. Riuscire a trasmettere l’emotività, il senso di inadeguatezza, di smarrimento di chi è soggiogato dalla manipolazione non era, certo, un’impresa facile. Il Gaslighting, come tutte le forme di violenza psicologia, è strisciante e non lascia lividi da esibire. Nella quotidianità di Giulia, per rappresentare la presenza/assenza di Marco, un narcisista patologico, Ippolito ha deciso di non mostrarlo in volto: se ne intravede la sagoma, in una breve sequenza si scorge il suo primissimo piano sfogato, se ne sente la voce, ma il viso resta indistinto fino alla fine. Per accentuare, poi, le ombre ed enfatizzare l’inquietudine di un’atmosfera cupa e a tratti horror, ha scelto di girare in bianco e nero. La luce è un forte elemento narrativo: l’unico oggetto in scena, oltre a uno specchio, è una lampada, rimando simbolico a “Gaslight”, pellicola diretta nel 1944 da George Cukor. Stanze e corridoi vuoti e desaturati si trasformano in una gabbia in cui si assiste, impotenti, al degrado esistenziale della protagonista, in contrappunto alle immagini a colori dei flashback, che si sviluppano, invece, in una location realistica. Nei chiaroscuri, nelle inquadrature fisse, nello studio sul volto di Giulia, il film si ispira a un’altra opera che ha fatto la storia del cinema, “Persona” di Ingmar Bergman, di cui contiene un’esplicita citazione. Tra suggestioni visive e sonore, “Io vivo per te” riesce a illuminare la parte invisibile dell’abuso mentale, in un esperimento a metà strada tra la video arte e il corto teatrale. Le riprese sono state effettuate al Palazzo delle Arti di Capodrise e a Casa Aulivo di Caiazzo.

Cast, crew e patrocini

Soggetto e sceneggiatura di Claudio Lombardi, Paolo Mazzarella e Rita Raucci. Regia di Gaetano Ippolito, direzione attori dello stesso Mazzarella; interpreti, Rita Raucci e Peppe Romano. Fotografia di Damiano Errico, trucco di Antonella Errico, musiche originali di Mauro Falardo. Presa diretta e suoni sono stati curati da Fabio Sorrentino, le riprese e il montaggio da Luigi Nappa, la direzione creativa da Claudio Lombardi, il design grafico da Angelo Tartaglione. Del coordinamento delle traduzioni dei sottotitoli si è occupata Magi Petrillo, dei rapporti con le istituzioni Ernesto Cassandra, dell’ufficio stampa Daniela Volpecina. L’opera, già in fase di realizzazione, ha ricevuto il patrocinio morale della Presidenza del consiglio regionale della Campania, dell’Osservatorio del fenomeno della violenza sulle donne della Regione Campania, della Consulta per la condizione della donna della Regione Campania, della Commissione per l’uguaglianza dei diritti e le pari opportunità fra uomo e donna della Regione Calabria, della Provincia di Caserta e dei Comuni di Caserta e di Capodrise.