Atterraggio d'emergenza
Iran, blitz in volo contro i familiari della leggenda Ali Daei: “Non devono lasciare Paese”
Blitz in volo contro i familiari della leggende del calcio iraniano, Ali Daei, per imporre un atterraggio fuori programma ed evitare che moglie e figlia dell’ex calciatore lasciassero il Paese. Protagonista le autorità iraniane scese in campo contro Ali Daei che da mesi si è pubblicamente espresso a favore dei manifestanti che protestano in piazza e chiedono maggiori libertà.
Secondo quanto riferisce la Bbc nella sua edizione in farsi, il volo era il W563 della compagnia aerea iraniana Mahan: è stato fatto atterrare sull’isola di Kish, probabilmente per impedire che i famigliari del calciatore lasciassero il Paese. Lo stesso Daei, che non era sul volo, ha chiarito all’agenzia Isna che la moglie e la figlia non sono state arrestate. “Sto ancora seguendo il modo per farle tornare da Kish a Teheran”, ha aggiunto il calciatore tra le figure più influenti in Iran, esprimendo la sua sorpresa per quanto accaduto: “Vedo cose nella mia vita a cui e’ molto difficile credere”.
Daei nelle scorse settimane ha dichiarato di aver subito minacce dopo aver appoggiato le proteste per la morte di Mahsa Amini. Le autorità iraniane a inizio dicembre hanno sequestrato anche un ristorante e una gioielleria riconducibili all’ex calciatore. “Negli ultimi mesi e giorni ho ricevuto numerose minacce contro di me e la mia famiglia da parte di alcune organizzazioni, media e individui sconosciuti”, ha dichiarato Daei su Instagram a fine ottobre.
“Mi hanno insegnato l’umanità, l’onore, il patriottismo e la libertà…. Cosa volete ottenere con queste minacce?”, ha aggiunto, chiedendo il “rilascio incondizionato” dei prigionieri arrestati durante la repressione delle proteste. Daei, secondo marcatore di una nazionale di tutti i tempi con 109 gol (dietro solo a Cristiano Ronaldo), aveva rifiutato di andare in Qatar, nonostante l’invito degli organizzatori, spiegando di voler stare “con i miei compatrioti ed esprimere solidarietà a coloro che hanno perso i loro cari” durante la repressione.
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